Un viaggio che in…segna

Per potervi raccontare e soprattutto farvi comprende le emozioni e l’esperienza vissuta in Mozambico, dobbiamo cominciare dalle motivazioni che ci hanno spinto ad affrontare questo viaggio, da quello che portavamo nel cuore e soprattutto da chi siamo…

Innanzitutto ci chiamiamo Simone e Stefania e circa un anno fa abbiamo deciso di fondere il nostro amore con Cristo attraverso il sacramento del matrimonio, per questo abbiamo iniziato i corsi prematrimoniali presso il santuario di Martinengo; proprio in questo periodo padre Giovanni Prina ci raccontava della preparazione di questo viaggio missionario in Mozambico. Non ci sono molte parole, quando il Signore ti chiama a vivere un esperienza non bada certo a spese, ed entrambi i nostri cuori sentivano forte il richiamo di questo viaggio che in…segna.

Siamo partiti il 24 luglio e nonostante la più fervida immaginazione certo non potevamo immaginarci cosa l’Africa ci avrebbe impresso nel cuore.

Non è facile descrivere le sensazioni, le emozioni che abbiamo provato; al solo pensiero di raccontare quest’esperienza la mente torna là, a quella terra che ci ha rubato un pezzetto di cuore e che ancora lo fa battere forte come il primo giorno.

Vi starete chiedendo qual è il motivo di tanta emozione; quello che vi possiamo dire è che in questo viaggio abbiamo imparato a conoscere il vero significato delle parole gratuità, ospitalità, fede… e soprattutto gioia! Durante la prima settimana ci stupivamo di come la gente fosse abituata a salutare tutti, conoscenti o meno. Inizialmente, avendo usanze diverse, ci è sembrato qualcosa di insolito, ma con il tempo anche noi siamo stati avvolti e trascinati in  quest’ondata di accoglienza. Abbiamo iniziato a sentirci a casa e questo grazie anche ai padri che ci hanno ospitato nelle diverse missioni: padre Luca, padre Agostino, Fra Alessandro, padre Ezio, padre Fausto e Fra Franco.

Il lavoro che i padri della Sacra Famiglia hanno fatto in questi anni e continuano a svolgere  è davvero sorprendente. Seguendo ogni giorno l’esempio della loro fondatrice Santa Paola Elisabetta Cerioli hanno costruito un’università, scuole, orfanatrofi e collegi, dove offrono una possibilità di crescita educativa e formativa a molti ragazzi e bambini che hanno voglia di fare e di studiare. Ragazzi che vedono nel futuro una speranza e che si impegnano a fondo per raggiungere ottimi risultati.

Nelle tre settimane che abbiamo trascorso in Mozambico abbiamo visitato le diverse realtà e missioni di cui la Sacra Famiglia si occupa. Siamo partiti da Marracuene per poi spostarci a Maxixe e più nello specifico a Mongue. Nonostante visitassimo quasi sempre scuole, ogni zona aveva qualcosa da insegnarci, da trasmetterci. La differenza non stava solo nel paesaggio che, non possiamo negare ci ha regalato altrettante emozioni, ma soprattutto nelle persone e nei bambini che incontravamo. I loro visi e i loro occhi ci rapivano proprio il cuore! Non si poteva essere tristi, arrabbiati o annoiati con loro; era inevitabile sorridere. Lo scopo delle nostre visite era non solo quello di conoscere la realtà, ma di passare soprattutto del tempo con i bambini per farli giocare, cantare, ballare… C’è da dire però che se loro si divertono con davvero molto poco, noi ci siamo divertiti ancora di più nel vedere la gioia sui loro volti. Erano sufficiente una caramella, un palloncino o delle bolle di sapone per farli urlare di felicità. I loro abbracci saranno un ricordo che ci porteremo sempre nel cuore perchè questi piccoli gesti ci hanno insegnato ad apprezzare le cose semplici. Nella vita di tutti i giorni corriamo alla ricerca del gesto perfetto o della frase perfetta da dire, ma ci perdiamo il gusto delle cose semplici; le cose spontanee che nascono dal cuore.

Un altro aspetto particolare del popolo mozambicano è la concezione del tempo. Noi corriamo, corriamo, corriamo… tutti i giorni abbiamo mille impegni e siamo concentrati su ciò che dobbiamo assolutamente fare in tempo, senza ritardare. In Mozambico abbiamo sicuramente imparato una cosa: tutto si fa con calma! Inizialmente è stato difficile adattarsi a questi ritmi perchè, nonostante organizzassimo la giornata con determinante tempistiche, succedeva sempre un imprevisto che ci faceva ritardare. Così, dopo i primi giorni, abbiamo imparato a non prendercela e a goderci di più il tempo che trascorrevamo insieme.

Avviandoci verso la conclusione, vorremo raccontarvi da ultimo un altro grande insegnamento che quest’esperienza ci ha lasciato. Volutamente ne parliamo alla fine di questo articolo, perchè crediamo che sia l’aspetto più importante della missione, quello che ci ha fatto tornare a casa con una grande voglia di raccontare. Di questo popolo abbiamo conosciuto tante cose, le tradizioni, la cultura e tutto ciò che esse racchiudono, ma più di tutto abbiamo sperimentato la fede in Dio! Non abbiamo visto chiese sfarzose o grandi luoghi dove ritrovarsi a pregare, ma persone che anche in mezzo al nulla pregavano Dio con grande devozione e umiltà. Tutto questo, unito a ciò che ci è stato insegnato in queste settimane, ci ha fatto capire che il nostro credere non si deve limitare solo alle parole o ai gesti, ma a tutto il nostro vivere, alla nostra persona nella sua totalità. Siamo creature di Dio a cui è stato donato tutto l’Amore possibile e per questo siamo chiamati a nostra volta a donare questo grande Amore!

Ci permettiamo quindi di dire grazie a Dio che ci ha chiamati e grazie a tutti quelli hanno reso possibile questo viaggio. Grazie ai seminaristi, ai padri  e ai giovani che hanno vissuto quest’esperienza con noi e soprattutto grazie Mozambico, o per meglio dire MUITO OBRIGADO!

Simone e Stefania