Diario del viaggio in Mozambico 2012

Questo diario è stato scritto da Graziano, uno dei ragazzi che ha potuto vivere l’esperienza del viaggio in Mozambico la scorsa estate, insieme ad altri giovani di Castel Covati e Toscolano Maderno, accompagnati da don Giovanni e padre Giuseppe. Buona lettura!

Il diario del nostro viaggio è nato per essere un contenitore pubblico delle emozioni che ci aereohanno accompagnato durante la nostra avventura mozambicana. Certo, il punto di osservazione è inevitabilmente soggettivo, ma la pretesa è quella di racchiudere dentro queste pagine le sensazioni che credo tutti abbiamo provato calpestando la terra rossa africana. Ho inserito alcune immagini per accompagnare la lettura del diario, e ho volutamente evitato di utilizzare fotografie che ci ritraessero in prima persona; la mia scelta è dettata dal desiderio di lasciare all’immaginario e ai ricordi che ognuno di noi ha nel cuore il compito di far scorrere le diapositive più belle che nell’intimo hanno segnato le nostre giornate in Africa. Spero di essere riuscito nell’ardua impresa di fissare su carta almeno un po’ della magia che il viaggio ci ha regalato, e spero che tra qualche anno, rileggendo qualche riga del diario, vi tornino alla mente le giornate speciali che il Mozambico è stato capace di farci vivere. Prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziare Veronica per il prezioso e paziente aiuto prestato per la trascrizione del manoscritto… Grazie! E adesso, buon viaggio… di nuovo!

28 luglio 2012 (in viaggio)

Partiti! Manu con la febbre a calare… Ma che sudata. L’insalata del panino giusto merita di essere ricordata. Volo lungo, dormito un casso, bidelle dell’aereo malmostose! Solo gli italiani potevano colonizzare (o quasi) un Paese come l’Etiopia… Comunque in coda si sente tutto! Cosa ci vanno a fare tutti sti china in Mozambico? Aria condizionata a palla sempre… Metti turistico come “motivo del viaggio” che fanno meno storie. Aperte tutte le valigie ma salvi tutti i salami.

29 luglio (Marracuene)

Che botta lmz1’arrivo in Africa e il primo giro in strada… Viaggio in 15 su una chapa (pulmino) per le strade di Maputo, un safari della povertà. La missione è un’oasi, l’acqua del pozzo mi lascia perplesso, la zanzariera è una figata! Bella la prima cena insieme e il tour botanico. Notte: buona la prima, tanto Autan e sacco a pelo tutto intorno… Sai che non fa caldissimo?!? Ho una SIM Vodacom e dico “obrigado”: integrazione. Il briscolone non conosce confini e unisce i popoli.

 30 luglio (Marracuene)

La mattina appena sveglio quasi un film fuori dalla porta: terra rossa (tanta terra rossa!) emz2 bimbi neri che corrono ovunque! Ci metto un attimo ad abituarmi… Un bel giro per le strade (strade?!?) di Marracuene a capire come gira. Un problema capire quando e come rubare una foto, fino a dove non è mancanza di rispetto ma curiosità, capire il limite tra buongusto e safari umano. I bambini ci seguono, urlano, ci chiedono autografi e cantano in portoghese. Anche il coro di Castel canta… Pranzo e birretta verso il fiume, foto con autoscatto al porticciolo e cazzate varie. Visita della missione con giro anche per le aule… C’è una che sogna di venire in Italia e se spacca a scuola forse ce la mandano! Poi la doccia con le bottiglie: il mio sogno, arrivare fino in Africa e trovarmi insaponato senza acqua con Beppe, Stenko, Cip e Ciop che mi passano bottiglie per sciacquarmi! A cena dicono ci siano le seppie sul riso, domani al Kruger…

 31 luglio (Kruger Park)

mz3Sveglia all’alba, anche prima dell’alba (h.3.45), aria fresca e poca voglia di parlare. Viaggio tranquillo col sole che sale piano e Javier che cala altrettanto lentamente… Asma dice lui, enfisema pensiamo tutti noi (o qualcosa di simile). Il passaggio alla frontiera è da brivido, col clandestino a bordo, anzi con la clandestina… che però alla fine passa e a quello che succederà ci si ripensa al ritorno: via verso il parco. L’ingresso è più lento del previsto ma poi si parte con P.G. alla guida della chapa… I primi animali ci fanno fermare ogni 50 metri, poi man mano si punta sempre più in alto: elefanti, zebre, giraffe, rinoceronti, ecc…

1000 foto spettacolo (grazie Alex per l’attrezzo) e altrettante emozioni… Un sogno che si avvera! Alla prima sosta subito una scoperta da Nobel per la medicina: un tubo di Pringles (classic) curano l’asma, ma solo se le finisci tutte! Javier ringrazia, Maura un po’ meno. Si riparte, altro giro altro regalo: i coccodrilli e gli ippopotami in sciallo nell’acqua! Il paradiso deve essere qualcosa di simile a ciò che ci si para davanti agli occhi oggi! Al secondo pit stop si mangia sul serio, con tanto di uccelli esotici e scimmie intorno. Il cappello di Austin Stevens completa il quadro e Beppe prende le redini della chapa. Gli occhi si sgranano ancora tra gli alberi e le sterpaglie ma il re non si fa’ vedere. In compenso altre meraviglie indimenticabili scorrono davanti agli occhi stanchi. All’uscita del parco si fanno le foto da copertina con dietro il tramonto, mentre c’è chi ha il suo bel da fare avanti e indietro dal bagno: il live motive della giornata caccia grossa e cagotto! (Ma Stefy ancora non ne sapeva niente).

1 agosto (Marracuene)

Sveglia con calma, colazione con calma e giretto con calma… dobbiamo riprenderci dal Kruger! mz3Il giro stavolta ci porta al mercato (prima) e al fiume (poi), dove il paesaggio è fantastico! Foto fatte: troppe! Il pranzo e il cazzeggio post-pranzo volano via, l’evento è il match in programma alle 16.00: Mozambico vs Italia (calcio ovviamente). Pubblico delle grandi occasioni, terreno in condizioni impeccabili (?) e loro che ci credono una cifra! Italia: P.G. in porta, Ciospo- Oliva-Beppe dietro, Stefano-Giampy-Stenko a fare legna là in mezzo, Antonio in rifinitura e io davanti. Pronti via ed è subito vantaggio Italia, Giampy ci mette la zampata! Poi raddoppiamo: io di testa dopo una pennellata perfetta di Antonio (che la molla poco ma con i piedi è capace, non c’è niente da dire). Si io di testa… Cazzo c’è da ridere poi…Loro crescono e fanno 1-2 prima, e 2-2 poi. P.G. sbaglia pure un rigore, un altro netto non ce lo danno, ma alla fine Giampy la mette e tutti a fare la doccia: Mozambico 2,Italia 3! Bello, divertente, sano. Il calcio è una lingua universale, e poi giocare con tutti i ragazzini che urlano intorno è stato comunque emozionante! Tra poco cena, e poi si prospetta un serata briscolone di quelle serie! In realtà alla fine abbiamo deciso rigiocare a Lupus in tabula… Na menata più finita per spiegare le regole, e qualcuno non le ha capite bene bene bene (“bene” aggiunge Giampy). Poi a nanna che è quasi l’una!

2 agosto (Marracuene – Maputo)

mz4Partenza per Maputo alle h. 9.30, solita chapa, soliti passeggeri… Ah no, c’è anche Don Giovanni con noi oggi ad animare il viaggio! Comunque dopo un paio di soste in città per visitare il murales di non so chi (e quasi ci arrestano) e in stazione centrale (non male), arriviamo al mercato… Pronti via, il delirio! Mai avuto cosi tanti amici in vita mia… Tutti che ti propongono l’affare della vita! Alla fine prendo il rinoceronte di “preda”, che non è figo come quello in legno ma a me piace, e qualche piatto sempre in legno. Manu alla fine la giraffa la strappa per soli 10 €, affare vero! Io l’ippopotamo in ebano lo comprerei ma dove cazzo lo metto per portarlo a casa? Beppe spacca con le sue statue lunghe(troppo lunghe) e Giampy e Stefy con la loro famiglia numerosa (troppo numerosa). Viaggio di ritorno con sottofondo incessante: forse è meglio la depressione! Qualcuno dice che con gli organici si farebbero un casino di soldi, basta far avere un piccolo contributo anonimo alla famiglia! Ah, qualcuno poi vuole sposarsi con un sacco di preti sull’altare, però solo uno sarà la star. Antonio merita di diventare sindaco del Mozambico per come interpreta alla perfezione i ruoli di lupus in tabula… Un genio!

3 agosto (Marracuene – Macaneta)

Giornata di mare, giornata di mare e di fiume… Colazione e partenza per Macaneta Beach, si mz5dice sia un gran bella! Due passi a piedi, imbarco e attraversata del fiume sulla chiatta della speranza, sbarco immediato sull’altra sponda… Poi: “Guarda quelli come viaggiano… Ah ah ah!”. Tre-due-uno e si scopre che anche noi dobbiamo viaggiare così! Viaggiare così significa arrampicarsi in trenta persone (il clero al solito viaggia in business) nel cassone di un furgone aperto, a metà strada tra la camionetta e il carro bestiame… Il viaggio fatto in questo modo risulta un metodo eccezionale per respirare la campagna africana: bello!!! Dopo mezz’oretta di enduro e un bel po’ di incontri affascinanti, arriviamo a destinazione… “Welcome to the fantastic world” diceva una vecchia pubblicità… E lo dico anche io! Una lingua di terra e dune tra la foce del fiume e l’oceano indiano, con tanto di pescatori che tirano le reti. Spiaggiati, col vento, il sole, le onde e il canapino: ma cosa cazzo si può volere di più dalla vita? Dopo il bagno4 (l’acqua era uno spettacolo) grigliata di pesce e un po’ di foto, poi di nuovo spiaggia a respirare l’Africa che non ti aspetti! Il rientro è di nuovo una Parigi-Dakar, ma di nuovo le diapositive che scorrono mi rimarranno in testa per tutta la vita!

4 agosto (in viaggio per Mongue)

Ore 6.15: sveglia per preparare le valigie e anticipare la partenza. Ore 7.30: colazione. Ore 9.00: prevista partenza. In realtà solo 100 minuti di ritardo per problemi “tecnici”. arriva chapina per valigie e chapone per noi (26 posti. Noi=32!). P.G.:”Dai che ci stanno tutte!”. Ci stanno ci stanno, ci stanno un casso… Allora via col Tetris! Beppe tira di qua, Gra spinge di là, Giampy infila di lì e grazie al Signor Lego le schiacciamo dentro come chicchi di riso nella torta al Mars. Gra, incredulo diffidente, hai visto che c’è stato tutto?

Stefania

Io non mi capacito ancora di come abbiamo fatto a stipare le tutte (tutte!) le valigie nella mz6chapa… La fisica in Africa è una barzelletta! Così come il concetto di tempo, orario, attesa… Ce ne siamo resi conto poco dopo… A parte il viaggio un po’ “alle strette”, come diremmo a casa, ci sono stati un paio di inconvenienti che hanno reso un po’ più avventuroso il trasferimento. La chapa porta-bagagli, evidentemente indisposta per il carico “forse” eccessivo, ci ha mollato di botto poco dopo il pranzo. Si è detto da subito fosse il tubo del radiatore squartato (dunque guarnizione della testa andata). In tutto questo la fortuna di fermarsi in una cartolina africana: mercato, musica tipica “a palla” (con gente alticcia che balla col machete e la sega al collo), e un autoricambi al di là della strada, giuro! La faccio breve: dopo quasi due ore di sconforto, un sacco di foto che diversamente non saremmo mai riusciti a fare, e soluzioni proposte al limite dell’irrealizzabile, siamo riusciti a ripartire… A seguire un po’ di via crucis per rabboccare un po’ d’acqua nel radiatore, poi l’arrivo! Arrivo a Mongue alle 22.30! Cena buonissima, un po’ di stanchezza e nervosismo, nuova sistemazione: Don Giovanni, Beppe, Io, Angelo e ovviamente Giovanni! Le donne via, spedite a 2 km di distanza (però pare sistemate bene). La doccia è un brivido, la stanchezza fa’ il resto… Notte!

5 agosto (Mongue – Inhambane – Tofo)

mz7Mi hanno detto che stamattina ci si sveglia presto, alle 6.30… Mi hanno detto che si deve fare un po’ di strada e che c’è una messa speciale, una sorta di giubileo locale, e va bene… però (c’è un però!) sarà una cosa un po’ lunga, perché qui gira cosi! va bene dai, oh cosa sarà mai… Andiamo, viaggetto lungo e due passi in fila con la gente in festa, colorata e con l’ascella delle grandi occasioni! Siamo in Africa amici, si canta anche senza motivo, figuriamoci se c’è il “Giubileo”. Arriviamo in una radura piena di gente, tipo “Heineken Jammin Festival”, ma non ci sono i Metallica. Il palco scoppia di clero, tutti battono le mani e noi ci accampiamo! Coreografico, particolare, da ricordare comunque. La vena artistica si scatena con i bambini che ci studiano da vicino: noi li fotografiamo, loro ci squadrano. La messa è lunga, ma lunga lunga, lunga osti… E cantano, cantano, cantano… Cazzo ci avranno da cantare sempre! Che poi, non è che cantino bene bene eh… Però è il continente nero, è casa loro, e noi siamo qui anche per questo! Dopo 4 orette (si, quattro ore!) ne veniamo fuori, anche se in realtà non è che sia proprio tutto finito… Ma noi si va, dobbiamo andare al mare e c’è un po’ di strada da fare (parecchia in realtà). Poi arriviamo, ed è di nuovo un film: super baia di sabbia bianca e onde lunghe (averci una tavola…), col sole già abbastanza basso per sognare. Bella Macaneta si era detto, ma con Tofo si sale di livello! Don Giovanni non mentiva a decantarne le virtù… Bagno, riso freddo e cotolette (buone le cotolette, che voglia che avevo di mangiarle), poi birretta con tramonto, Manu, Giampy e Stefy. Qualche foto (non ci vogliamo perdere un attimo di questo viaggio) e dopo troppo poco tempo è ora di ripartire. Giusto il tempo di qualche acquisto al mercatino di Tofo e… tutti in carrozza, vamos (come dice sempre qualcuno). Poi cenetta e briscolone a nastro (donne a nanna che c’è il coprifuoco, Giampy portale via). Il vento di Mongue, la sera sotto il portico, ti concilia con la vita… E pensare che lo spread è ancora alto e Bolt deve correre tra poco… Ma questo è un altro mondo, e noi adesso siamo qui!

6 agosto (Mongue)

Giornata tranquilla, giornata di transizione, giornata di recupero… Recuperiamo dai viaggi, mzdagli spostamenti, non dalle fatiche! Sveglia bella comoda, non prima delle 9.00 (tranne Angelo che ha mal di stomaco… gli sarà andata di traverso la messa?), colazione e boccate di paradiso. Il vento pulisce il cielo, il sole e la vista fanno il resto. Pare si faccia il bucato… Già pare, perché in realtà si parte a piedi in visita ai dintorni di Mongue. P.G. in testa al gruppo, tutti a seguire come al solito… Vamos! L’officina, la falegnameria, il generatore e poi… e poi la cresce. I bimbi della materna. Due ali di bambini che aspettano una fondina di “non si sa bene cosa”, con le maestre che urlano di salutarci… Il contesto è fatiscente, porticato simil coloniale un bel po’ diroccato, chiesetta da missione dell’altro secolo e mare che brilla sullo sfondo… Ma quello che conta è il pasto a cui assistiamo! Mi sono vergognato, ho nascosto le lacrime dietro alla macchina fotografica, non so perché… ma mi è girata cosi. Forse mi è venuto in mente un asilo dei nostri, un bambino dei nostri, un capriccio dei nostri… Comunque ho fatto un po’ di foto, chi legge forse potrà giudicare, ma per chi c’era stamattina forse non servono le immagini. Siamo ripartiti con la paura del mamba nero tra gli sterpi, ma tanto è inverno… Facciamo rumore che se ce n’è uno che soffre di insonnia è un casino. La traversata ci porta in palude… Ma, tanta strada e poi il pantano? E invece… Invece come al solito c’è sempre qualcosa dietro… Camminiamo sulle acque (sul pantano) ma che bello, che luce, che paciugo con i piedi! “Il fango è una libidine infantile” [cit.]. Le piscine di acqua salmastra nel mare si alternavano alla sabbia, e si vedeva la terra dal mare senza essere in barca! Ogni tanto qualche statuina da presepe ci girava intorno: il pescatore, la donna col cesto in testa, la barchetta intagliata nel legno, ecc… Poi siamo risaliti, con i piedi neri, ma neri neri di pantano limoso. Dopo mangiato un po’ di bucato e poi giù dalle donne… Ah però le signorine: in riva all’oceano come nei film! Piovevano cocchi dalle palme, e uno ce lo siamo fatto aprire, non male! Siamo risaliti a piedi al crepuscolo, poi la cena e il briscolone. Domani Bazaruto ed isole varie… Sveglia alle 4.00, tra poco!

7 agosto (Vilankulos – Magaruque)

Partenza di buonora, ormai è routine, autobus (?) e pick up (nuova entrata) per i bagagli… e mz1via! Dopo un po’ tutti dormono e in tre orette siamo a… a Vilankulos (eccheccazzo si chiama così). Bel posto, un po’ più turistico di quanto visto fin qui. Mollati i bagagli allo svizzero (di cui diremo nell’appendice) ci imbarchiamo sul “Dolphine Dhow III” (e gli altri due?). Si punta verso Magaruque, isoletta dell’arcipelago di Bazaruto, un’ora e mezza di mare e ci siamo. Attracchiamo mentre l’equipaggio sta già pestando aglio e pelando cipolle da un po’… Via che si fa’ il bagno! Ci sono pure i fenicotteri, bellissimi. Dopo un po’ di voyeurismo lungo la costa io, con Silvia e P.G. ci spingiamo verso la secca dove ci sono gli ibis da far volare… Tutti in mare a farsi portare da una corrente mai vista… Dopo un po’ il pranzo è pronto ed è buonissimo: riso (ovvio), verdure e pesce alla brace… Rimane il tempo per un giretto e scoprire la spiaggia più bella, centocinquanta metri di sabbia bianca che si lancia nel mare turchino. Si riparte e il rientro dura un po’ di più ma facciamo a tempo a vedere il tramonto… Poi lo sbarco direttamente in acqua, come profughi, ma i colori sono da acquarello (dice qualcuno). Il resort è bello, particolare, con le palafitte, il fuoco, la chitarra e le sedie intorno… Però la doccia è gelata e i bagni sono solo due, va beh, l’avventura è avventura… Bella la cena natalizia e le quattro chiacchiere al buio, però niente briscolone, niente socializzazione, il generatore ha il timer, e poi tutti a nanna.

8 agosto (Vilankulos – Bazaruto)

Sveglia alle 6.30 e mi dicono ci sia stato il temporale… Io non ho sentito niente, solo un po’ di mz2freddo (nonostante il sacco a pelo). Colazione? non se ne parla, dicono si faccia in barca. Via, in spiaggia per l’imbarco. Fa’ freddo, e il morale non è altissimo, Oliva e Stenko non partono con noi; il primo è malato, e il secondo evita volentieri la barca (vista la faccia che aveva ieri…). Il tempo è un po’ così, ma al resort tutti dicono che poi si aprirà… boh, partiamo. Il motore fa’ un po’ i capricci e si inizia a ballare un decimo… Ma è solo l’inizio! Comincia a piovere, le onde si alzano e non siamo neanche a metà… Proponiamo di tornare indietro, Manu sclera e rompe le palle più del dovuto, Martina piange e Silvia C. impreca tra sé e sé. Sono onestamente preoccupato per il mare, ma chi decide per tutti dice che proseguiamo… opinabile come scelta. Il viaggio non finisce mai, e lo sbarco è un po’ traumatico… Poi piove, non piove e ri-piove, l’isola è meravigliosa, ma le premesse alla visita hanno ormai sputtanato il tutto. Solo per la cronaca: dune alte dieci, venti, trenta metri sul mare che ha un milione di colori, con spiagge profondissime e tratti di scogli scuri… Conchiglie giganti si trovano ovunque e la pace è assoluta! Colazione e poi scappiamo, piove e non c’è riparo, se non un telo sulla barca… Dai, si riparte e stop! Si riparte un par di palle, siamo in secca e fin che il mare non sale di nuovo, di qui non si muove nessuno. Forse è un bene, o forse no, nel frattempo visitiamo ancora un po’ l’isola e aspettiamo il pranzo (sperando che sia buono come quello di ieri). Il sole va e viene e disegna la sabbia con tinte surreali, mentre il vento sembra calmarsi un po’. Mangiamo con calma ed è di nuovo tutto buono, il menù è lo stesso di ieri. Il mare tarda a ridarci l’acqua e il “Dolphine Dhow III” ha ancora le chiappe in vista, completamente! Salgo con Manu sulla duna più alta, e sembra di essere i padroni dell’isola… Le lingue di sabbia giù sotto non sembrano vere! Dopo l’ennesima piovuta scendiamo tutti e a comando iniziamo a spingere, finché il barcone si muove un po’… E spingi e spingi, rimettiamo la chiglia in acqua. Possiamo salpare e lasciare l’isola di Bazaruto. Il rientro è lentissimo ma molto tranquillo, soprattutto rispetto all’andata… Cala il sole, che non c’era, e facciamo a tempo ad intravedere due delfini (brava Manu!), che è sempre una bella emozione. Sbarchiamo di nuovo direttamente in mare, fa freddo e c’è buio pesto! Con le pile arriviamo al resort. Doccia, bella fresca, tanto per rimanere in tema e poi mi metto nel sacco a pelo vestito per tornare in temperatura. La cena è a base di granchi e riso asiatico, assaggio qualcosina ma ceno con un tè caldo (non sono in formissima). Dopo gli avvisi (vaghi) tutti intorno al fuoco prima di andare a dormire! E’ stata una giornata un po’ di merda, soprattutto se si considerano le aspettative…

9 agosto (Vilankulos – Mongue)

mz3Altra giornata in itinere, altro spostamento, e i chilometri cominciano a farsi sentire! Ci si muove con tutto: a piedi, via mare, in pullman… Soprattutto in pullman, anzi chapone come è stato ribattezzato! La sveglia è a sorpresa (ma questo ormai non è più una sorpresa) e l’isola di Santa Carolina rimarrà inesplorata per tutti! Nessuno parte, causa maltempo e si fa’ colazione tutti nel resort. Le operazioni sono molto lente, ma anche questa ormai non è più una sorpresa! Piove, fa’ freddo e a questo non mi ci abituo in Africa. Comunque si mangia pesante fin dal mattino: uova con verdure e cipolle, pane tostato, burro, marmellata e latte macchiato (+ Malarone). Con calma in spiaggia, piedi in umido, barchetta e barcone… Niente ormai è strano! Viaggio lento, lentissimo… Però sotto costa e con mare all’olio (come il manzo… Mmmhhh che fame!), un paio d’ore e fa’ freddo! Sbarco e attesa, con qualche acquisto… La maschera in sandalo mi tenta, parecchio, ma ad Inhambane troverò di meglio (spero!). Arrivano i mezzi, partiamo e ci fermiamo quasi subito per il pranzo. Ecco, il pranzo merita un appunto: bettola mozambicana losca e fosca, dove l’igiene non è proprio di casa e dove la cucina è un abbaraccamento da film tipo Rambo o giù di lì. Menu: riso (che te lo dico affà), pollo e pesce… Le patate sono un accenno di civiltà nei nostri piatti, ma giusto un accenno… La toilette supera l’immaginazione più torva, da panico… L’enigmista si sarebbe rifiutato di torturare le sue vittime in un tugurio simile, c’è un limite a tutto! Si piscia anche così in Africa. Finito il pranzo la fame è ancora tanta e allora rifornimento di patatine per strada, meglio tutelarsi. Ripartiamo e la strada del ritorno è stranamente più lunga (non finisce più). Dopo altre cinque ore (cinque ore) arriviamo a Mongue… Altro arrivo altra sistemazione, si rimescolano le carte e perdiamo un Don per guadagnare un Giampy! Signori siamo in overbooking, adattarsi o niente! Doccia col brivido, ma ormai non ci faccio più caso (non è vero ho sempre un gran freddo!) e poi tutti a tavola… Siamo un po’ mosci, sono un po’ moscio, il morale è un po’ così. A casa mi dicono ci siano 40°C, e io un po’ li invidio! Poi giochi al tavolo, ma fa’ freddo anche adesso (in Sud Africa ha nevicato). Poi a dormire, domani si va a Maxixe in università, si cominciano finalmente le attività.

10 agosto (Mongue)

Oggi non è previsto niente di particolare, visita in università a Maxixe per vedere come funzionamz4 qui. Dunque ci svegliamo alle 8.00, colazione e via. Già, la colazione… Oggi sorpresona… Il container è come l’ovetto della Kinder, dentro c’è quello che non ti aspetti, biscotti del Mulino Bianco e soprattutto la crema degli dei, il surrogato marrone della felicità: Nutella, quella vera! Iniziare la giornata così fa’ la differenza, e se per un giorno ci dimentichiamo delle privazioni amen! Partenza e solita mezzora di fuori- strada per arrivare a Maxixe, e siamo in un attimo all’università! Bella, piccola ma molto bella. Cortile centrale con tanto di fontana e le aule tutte intorno affacciate sul chiostro. Guidati dal direttore scolastico (o qualcosa di simile) visitiamo l’ateneo, entriamo nelle aule e vediamo sul campo il frutto di dieci anni di lavoro di chi ha creduto probabilmente in un sogno. Gli studenti ci chiedono dell’Italia, di Ligabue e del Milan (bah…) e più o meno tutti sognano di venire un giorno nel bel paese. Poi, prima di andare, ci fermiamo per due chiacchiere con Padre Fausto; il risultato, i dieci minuti più illuminanti da quando siamo in Moçambique! Con poche frasi e qualche esempio ci spiega il paese in cui siamo ospiti. Ha la schiettezza e il tono di chi non ti vuole vendere cazzate o retorica: i problemi qui sono tanti e noi non abbiamo la soluzione per tutti, anzi… Forse non abbiamo la soluzione per un bel niente. Mi rendo conto che secoli di disuguaglianze e sfruttamenti cambiano le prospettive di un popolo che ora fatica a vedere nei visi pallidi amici disposti a portare aiuto. Al solito la politica e il potere hanno il culo al sole, la massa, intontita di cazzate post-rivoluzionarie, crede che niente possa cambiare se non in peggio e intanto cinesi, indiani, americani ed europei mungono mamma Africa delle sue risorse più preziose… Non serviva forse volare fino in culo al mondo per arrivare a queste conclusioni, ma sentirselo raccontare sul posto da chi vive qui (forse suo malgrado) è diverso, molto diverso! Oggi porto a casa qualcosa finalmente, qualcosa che mi rimarrà. Salutiamo Padre Fausto con la promessa di rivederci presto. Risaliamo nell’olimpo con vista sulla baia e mangiamo… Alla grande: pasta al ragù e carne in umido. Dopo pranzo un po’ di bucato con le donne e due badilate per chiudere gli scavi dell’idraulico, poi relax per ripigliarci dai viaggi dei giorni scorsi, ci sta! Il pomeriggio vola, qualcuno gioca a calcio, altri dormono e basta… Aspettiamo la cena (risotto con le vongole) che arriva un po’ più tardi, poi si lavano i piatti e tocca al nostro tavolo… Acqua fredda e unto che abbonda! Giampy e Beppe hanno la febbre e sono già imbustati, salta il briscolone di qualità! E’ il 10 agosto, è San Lorenzo e cadono le stelle… Vediamo se ne becchiamo qualcuna nel cielo africano. Domani si parte per Inhambane e poi si va al mare, in una nuova spiaggia di cui non ricordo il nome… Speriamo nel sole e nella puntualità dei “motoristi”. Si vedrà.

San Lorenzo, la notte delle “stelle cadenti”… è la seconda volta che la contemplo nell’emisfero australe. Naso all’insù scrutando questa miriade di punti luce che sono ormai un sogno nel nostro emisfero. Di solito ad ogni stella si associa un desiderio… Il mio è proprio questo: non avrebbe senso vivere un’esperienza come quella che stiamo vivendo senza portare a casa qualcosa che cambi in meglio, anche minimamente, il nostro sguardo, il nostro cuore, la nostra vita. “La bellezza salverà il mondo…”anche qui in Africa tra tante problematiche, tra i modi di fare e di pensare così lontani dai nostri, cosa ci salva? LA BELLEZZA di un sorriso, di due occhi gioiosi, di una parola accogliente, dell’affetto di un bambino, di un tramonto mozzafiato, di paesaggi incomparabili, di chi ti dice “vieni in casa”… Colori di una terra che colorano e possono colorare le nostre, a volte, sbiadite vite da “occidentali”. Ti auguro, caro Graziano, che tutta la bellezza che questa terra ti può dare, tu possa catturarla e portarla sempre in te! Con affetto…

Don Giovanni

11 agosto (Inhambane – Barra)

L’agenda di sabato 11 agosto è pregna di impegni, ci si muove e si va in più posti! Dobbiamo mz6passare al mercato di Inhambane per gli ultimi acquisti e poi tutti alla “Praya de Barra”, che pare sia bella simil Tofo. Sveglia alle 7.00, colazione dei campioni (ci sono pure i flauti del Mulino Bianco al cacao) e via, ai posti di combattimento… È una bellissima giornata, il che aumenta il giramento di palle per il tempo di merda che ci ha accompagnato sulle isole. Va beh, è andata così… Mezz’oretta e siamo a Maxixe, poi in un attimo siamo a bordo del fuoribordo dal nome più inquietante della baia: “Sacrificio”. L’equipaggio è composto da tre uomini in divisa da marinaio Village People, e due di loro si lanciano sguardi languidi ed effusioni a prua… Bah! E’ il compleanno di Silvia P. (rimani sempre la selvaggia che sei, con il sole negli occhi blu… Auguri!) e gli si canta tutti insieme la canzoncina di rito. Sbarco ad Inhambane, rapida visita alla cattedrale che sembra un auditorium degli anni ’70 e poi ci immergiamo nel mercatino. Rispetto al mercato di Maputo qui la situazione è molto più contenuta e variegata: si vende di tutto e c’è poco spazio per muoversi. C’è puzza di pesce, ci sono le mosche, ci sono gli indiani e i soliti souvenir. A Maputo la truppa si è fatta le ossa… a Inhambane la guerra è ad armi pari: sappiamo trattare e non abbiamo paura di farlo! Tutti si muovono con sapienza tra i banchi, con l’aria navigata dei brockers a “Piazza affari”. E’ tutto un fermento (scusa Stefy!) di trattative, di finte rinunce e di sconti illusori. Oggi si compra pesante, tutti devono spendere, tutti devono comprare! Io, dopo snervanti trattative mi faccio fottere allegramente, ma va bene così! Maura e Beppe fanno pesca d’altura, gli altri si divincolano agilmente… L’Africa e i suoi mercati ormai non hanno più segreti. Si riparte alla volta di Praia de Barra, a nord di Inhambane, verso l’oceano aperto. Qualche tentennamento e arriviamo: i resort sono spaziali e tutti in mano ai bianchi ovviamente, la spiaggia è un sogno, per lo meno come io sogno una spiaggia! Profondissima, estesa, con tanto vento e tantissime onde! Bello! Mangiamo pasta fredda, cotolette di pollo e sabbia, tanta sabbia! Non faccio il bagno e me ne pentirò amaramente, ma oggi va così. L’evento che vale una giornata in Africa è da urlo: Balenaaa! Spruzza e salta nelle onde all’orizzonte, alla faccia nostra che beviamo “Laurentina Premium” sulla spiaggia. Manu non è sazia di presunti affari e tratta anche al mercatino locale, poi partita a calcio con l’intruso scuro che forse non ha capito bene in che squadra gioca. Per le 16.30 si riparte, perché il sole cala e la strada per Mongue è lunga… Il viaggio è interessante, con un tramonto nuovo e più bello del solito! Ascolto volentieri un po’ di musica, per la prima volta da quando sono qui. Prima un po’ random, poi i Radiohead (classe), poi Negrita… Una canzone dei Negrita stasera mi sembra scritta giusto per fare questo viaggio…

 

“…e sopra il comodino un Cristo personale ci può giustificare e ci perdonerà

una benedizione non ha mai fatto male hai un Cristo personale che ti perdonerà

lui ti perdonerà.”

(Negrita – La vita incandescente)

 

Non so come mai mi riamane questa sensazione, ma oggi mi fa’ da colonna sonora. Rientriamo a Mongue sull’ala delle solite tensioni che ormai ci accompagnano quotidianamente, poi doccia e cena con tortellini, formaggio, salame (?) e prosciutto. Serata moscia che precede una sveglia che si prospetta all’alba. Domani partiamo con Padre Fausto e lo seguiamo in una domenica mattina tipo… Vedremo!

12 agosto (Mongue)

I dissidenti stamattina sono svegli all’alba, i dissidenti oggi partono per vemz5dere live un po’ di Africa da dentro l’Africa. Con Maura, Beppe, Manu e qualche mattiniero facciamo colazione presto. Alle 8.00 dobbiamo essere a Maxixe da Padre Fausto, altrimenti lui parte… Mangiato abbiamo mangiato, ultimi preparativi e via nel cassone del furgone con Diaz; alla guida Walter Texas Ranger e Oriana (in realtà ormai sarà sempre Wilma) che fa da secondo in cabina. Lungo la strada sono ostie che partono ad ogni sosta, nel senso che Diaz distribuisce particole alle varie comunità lungo il tragitto… Le imprecazioni sono invece tutte nostre per le culate che ci becchiamo ad ogni buca! Molliamo Diaz a metà strada e Walter Texas Ranger ci urla di attaccarsi… Si fa sul serio adesso, siamo in ritardo!!! Due sgasate e siamo giù, Padre Fausto è già in divisa d’ordinanza e noi non dobbiamo fare altro che saltare da un cassone ad un altro, la comunità di San Lorenzo ci aspetta per i battesimi. Dieci minuti di strada durante i quali scambiamo quattro chiacchiere con Walter Texas Ranger e Wilma, poi ci inoltriamo nel cuore della giungla di palme: arrivati! Visita veloce alle cucine (?) perché oggi si mangia qui. Poi ci raccontano un po’ di San Lorenzo, di Mongue, del Mozambico… I numeri sulla mortalità infantile sono agghiaccianti: il 40% dei bambini qui non arriva a compiere 7 anni! I piccoli da queste parti sono un carico da portare, non una risorsa… A Padre Fausto sembra normale snocciolare questi dati, ma per noi che ascoltiamo sono una botta nello stomaco! Qui i bambini nelle famiglie mangiano per ultimi, perché non vale la pena che sia diverso da così. Arrivano i fedeli, arrivano un po’ alla volta e sono tutti vestiti a festa! Ci sono le prove dei canti (pelle d’oca) e faccio un po’ di foto. Alcuni ci sorridono, altri sono un po’ più diffidenti. Sono un po’ preoccupato per la mensa…. Oggi mi manca un po’ casa, ma allo stesso tempo sono felice di essere qui! La frase “non sono le persone che fanno i viaggi, ma sono i viaggi che fanno le persone” comincia ad avere un senso! Mentre scrivo queste righe i bambini mi guardano come se avessi tre teste e una mamma dà da mangiare alla sua bambina handicappata… E’ tutto diverso oggi, è tutto diverso qui! In chiesa cantano, cantano e cantano, qui a messa continuano a cantare. La predica di Padre Fausto (per quello che posso capire) è una lezione di educazione civica e di morale, qui è quello di cui hanno bisogno! Per il pranzo hanno preparato la capanna delle grandi occasioni, e al tavolo degli sposi ci siamo noi!E’ quasi imbarazzante da quanto sono ospitali, e di quanto ci tengano a farci sentire a nostro agio… Sono un po’ teso, non so se sono pronto per un pasto così, e dalla faccia dei commensali bianchi non sono l’unico. Padre Fausto in realtà è sereno come se fosse in trattoria… Va beh, fidiamoci e via. Solito piattone di riso molto variegato, pollo ai ferri che ho visto vivo poco prima e pesce in umido con patate all’aglio. Le patate del Mozambico in realtà meritano un appunto: buonissime sempre! Comunque mangio, è quasi buono, ma questo è relativo. Che conta oggi sono i padroni di casa e la loro voglia di farci stare bene… incredibile! Finalmente mangiano anche loro, e poco dopo dobbiamo ripartire. Non dimenticherò la mattinata di oggi! Nel cassone ci siamo noi quattro, canne da zucchero, un polletto quasi vivo e due ragazze di San Lorenzo che ci accompagnano. Andiamo al Palmar, a Maxixe, dove visitiamo un ex hotel portoghese degli anni ’70 che va ristrutturato per spostare l’università della Sacra Famiglia. Padre Fausto ci spiega, io e Beppe visioniamo, e domani inizieremo a ragionare seriamente sul da farsi. Ripartiamo per Mongue con nuovi ospiti a Bordo: due poliziotti che vigileranno sulle nostre notti. Arriviamo giusto in tempo per la partita contro la squadra locale. Io guardo, loro giocano. Campo a dir poco imbarazzante, gioco maschio e pubblico nutrito… Ne viene fuori un 2-2 sofferto e poco spettacolare, ma andiamo a 4 punti in classifica e passiamo il turno. Via cosi! Rimane il tempo di una doccia e si riparte per Maxixe dove ci aspetta il ristorante per la cena di saluto ai Giudici. C’è tutto lo stato maggiore della Sacra Famiglia, il cibo è ottimo e la compagnia anche. La sorpresa è lo spettacolino con canti e balli tipici, da pelle d’oca. E’ ora di rientrare, tutti sono stanchi e domani si “lavora”. Rimango solo a scrivere, col vento in sottofondo… Non male neanche chiudere la giornata cosi!

Occhi neri, capelli per metà testa raccolti in treccine e per l’altra metà treccine libere di svolazzare al vento, dentoni spuntati da poco e sproporzionati; pelle nera e movenze da ballerina adulta… In effetti nulla di eccezionale qui, ma penso che lei, Yara sarà per sempre impressa nel mio cuore e nella mia mente… Nulla da togliere a tutti i volti incontrati in questi giorni, ma non so come dirlo… E’ questione di pelle!

Manu

13 agosto (Mongue – Maxixe)

mz7Si cominciano i lavori, ci si muove in gruppi, si parte per le varie destinazioni. Cresce, elementari, università. Noi siamo in università da Padre Fausto, le ragazze lì fisse, io e Beppe al Palmar16 per il rilievo. Un passo indietro però… La Partenza è al rallentatore, non arriva davvero più il motorista, non è possibile! Con la sua oretta e mezza di ritardo si presenta alle 9.30… e via! Ci ritroviamo a Maxixe con una chapa piena di Giudici in partenza; ah ecco mi ero dimenticato che oggi abbiamo salutato Vittorio, Virna, Stefano, Letizia e Pietro… Meno cinque, il gruppone si snellisce. Ma chi rimane finalmente ha qualcosa da fare, qualcosa da dare, qualcosa da prendere. Recuperiamo il materiale che ci può essere utile e partiamo scortati da Gianni verso il Palmar… Ci racconta un po’ di lui, della sua vita, del suo Mozambico… Interessante! Arrivati a destinazione iniziamo il nostro lavoro e misuriamo, scriviamo, discutiamo… Edificante mettersi a disposizione cosi. Arriva l’ora di pranzo e siamo ospiti da Padre Fausto. Si mangia bene qui, e il caffè è spettacolare! Dopo pranzo ci spiegano cosa hanno in mente, quale sarebbe il nostro ruolo, ci chiedono la disponibilità… E’ tutto molto interessante, stimolante, ma anche complicato… Il tempo, il lavoro, gli impegni, l’idea di dover tornare qui e non potere… Boh, qualcosa ci inventiamo, qualcosa si farà in ogni caso. Il pomeriggio ci riuniamo con le ragazze e visitiamo un’altra comunità, la sua cresce, la scuola in cantiere… Padre Fausto ci guida nell’asilo in costruzione e viene interrotto da un milione di telefonate. La tecnica costruttiva da queste parti è singolare e sintomatica della situazione economica di questo paese. I muratori non ci sono oggi perché probabilmente avevano di meglio da fare… Troviamo il tempo per andare dal fabbro a trovare la Wilma (quella vera, non Oriana che è diventata Wilma), ma non è piacevole da vedere. E’ un cercopiteco legato e in gabbia, con gli occhi spiritati che si muove come un ninja… Fa pena! Ripartiamo e ci fermiamo ad ogni incontro perchè Padre Fausto ha qualcosa17 da dire a tutti. Prima di ripartire andiamo dall’indiano all’angolo a comprare le tele (non si chiamano tele, hanno un loro nome specifico ma adesso proprio non mi viene!)18 per farci fare i vestiti dalle suorine malmostose. Arriva il motorista e la chapona ha un finestrino in meno e un pezzo di compensato in più… Però è puntuale (non si può avere tutto!). Ripartiamo e torniamo a Mongue. Dopo la doccia abbiamo la verifica con Don Giovanni e… e vengono fuori un po’ di cose che dovevano venire fuori da un po’. Non sto a riportarle, non serve… però ci voleva! Dopo cena la novità è il fuoco di Angelo, tipo resort, non male! Domani si torna al lavoro, ma non mi pesa.

14 agosto (Mongue – Maxixe)

Oggi più o meno sarà come ieri, oggi sarà un’altra giornata in Africa. Abbiamo in programma le mz8varie attività con i gruppi e ci dobbiamo svegliare presto. Alle 6.30 in piedi, colazione, cacca e partenza: oggi il motorista è puntualissimo, e sembra abbia pure fretta! Via, partiamo… La strada verso Maxixe non mi sembra più poi cosi lunga, forse perché a forza di farla riconosco i vari tratti, o forse perché il tempo non mi sembra più poi cosi prezioso. Metto la musica nelle orecchie e cerco di godermi il viaggio, con Manu che ogni tre per due mi deve dire una cosa importantissima… E’ una bella giornata, ultimamente sono tutte belle giornate, in pratica c’è stato brutto tempo solo i tre giorni che siamo andati a Vilankulos (vaffanculo!). Comunque arriviamo presto in università e recuperiamo il metro laser da Padre Fausto: oggi spacchiamo di brutto. Il nostro sherpa Gianni ci accompagna al Palmar dove dobbiamo riprendere da dove avevamo lasciato. Ma oggi abbiamo il laser e si fa’ prima (per fortuna. Tiriamo mezzogiorno e torniamo all’università dalle donne. Ormai il tragitto lo conosciamo e torniamo da soli (io e Beppe), come i bambini grandi! Ogni passeggiata è un’occasione per capire un po’ di Africa, masticare un po’ di Mozambico e ragionare un po’ come loro (anche se entrare nella testa di queste persone non è semplice). Un bambino, di forse due anni, che cammina da solo con una borsina di plastica in mano per strada è la fotografia di oggi. A pranzo oggi non siamo molto fortunati, dai padri c’è pieno, mangiamo al bar dell’università: menù fisso Mozambico a base di riso/pollo/salsina di sbobba rossa/insalata. Però mangiamo con Davide e la sua ragazza (che ha un suo nome proprio ma che adesso non mi viene)19, due ragazzi italiani che vivono qui e insegnano in università. Ci spiegano un po’ della loro vita qui, gli chiediamo Informazioni su quello che stanno provando, chiediamo cosa gli manca di più dell’Italia… Arrivo alla conclusione che non riuscirei a fare un’esperienza cosi lunga lontano da casa! Bisogna essere un po’ zingari dentro per fare certe scelte! Invidio chi ci riesce, invidio le esperienze estreme degli altri, invidio la libertà di cambiare aria e non avere radici come certe persone. Io mi tengo stretto il mio mesetto qui vissuto cosi… E’ un inizio, e non è mai facile cominciare! Torniamo a oggi. La tipa che insegna filosofia e che per comodità d’ora in avanti chiameremo “ragazza italiana morosa di Davide”, dopo mangiato ci porta al Taurus. Il Taurus è un’oasi di civiltà nel cuore di Maxixe, ossia un supermercato pieno di puttanate al cioccolato e birre. Compriamo un po’ di schifezze, tra cui il Mars (che qui si chiama Bar-one) e poi torniamo in missione per portare le tele (capulane, ecco come si chiamavano) alle suorine stronze per fare le braghette! Torniamo a finire il lavoro della giornata. Beppe ci da dentro di brutto e siamo a buon punto. Rientriamo e partiamo per tornare a Mongue, presto! Doccia calda stasera. oh yeah! Non succedeva dal 31 agosto!20 Stasera rimaniamo qui a cazzeggiare perché domani si lavora di nuovo!

15 agosto (Mongue – Maxixe)

mz9E’ ferragosto, dai noi oggi e’ ferragosto … anche qui in realtà è ferragosto ma nessuno li ha avvisati! Ci svegliamo presto, ormai questa settimana e’ cosi… 6.40 in piedi a mangiare la nutella. In Africa mangio un sacco di cioccolata, in tutte le forme. Il Malarone sembra cominci a farsi sentire, non sono in formissima, sono stanco e svogliato! Fa niente, pian piano si ingrana lo stesso. Mangiamo tutti intorno al tavolo, è la novità degli ultimi giorni, c’è anche la crostata avanzata per il compleanno di Oliva, benone. Ieri hanno compiuto gli anni anche Cri e il Riggio! Ho pensato spesso al Riggino negli ultimi giorni, ho voglia di raccontargli un po’ di cose. Auguri a tutti e due comunque. Tornando alla mattinata il viaggio per Maxixe è volato, mi sono abituato a dormire in chapa… non è facile dormire su una chapa mozambicana, guidata da un motorista mozambicano su una strada mozambicana… provare per credere! La musica durante i viaggi ultimamente mi sta facendo godere di più gli spostamenti… Mi rimangono in testa i Radiohead con Karma Police, che stile. Arriviamo in missione e passiamo in sartoria a controllare i lavori. I pantaloni sono bellissimi, ma non sono pronti. Parto con Beppe e una scala in alluminio, siamo nel cassone di un Free Lander che ne ha viste delle belle… Ci scarica al Palmar, ricominciamo a misurare… Ormai è il nostro cantiere. Abbiamo anche la scala e saliamo anche in punti ancora inesplorati. Siamo a buon punto, ma ancora ce n’è. Per pranzo siamo ancora in università e mangiamo di merda! Oltre a mangiare male sono pure stronze. Ci rifugiamo al Taurus a comprare cagate e il necessaire per l’ape di stasera. Cambio carretta al cioccolate, è sempre Bar-One ma con le noccioline (arachidi per chi parla bene). Finiamo il rilievo nel pomeriggio e passiamo alle foto. C’è anche Giampy al Palmar per rivalutare il patrimonio tecnologico Mozambicano… Nerd! Tra l’altro fa’ a tempo a cuccare le teen del posto: vuoi il fascino dell’uomo sposato, vuoi la camicia bianca, vuoi che comunque qui siamo Mulungu, lui insomma e’ stato avvistato! Alle 15.30 mi chiama Padre Fausto (ancora) ed e’ in zona per raccattarci e riportare noi e la scala in missione. Dice che ha un’altra proposta “selvaggia” simil lavorativa. Infatti all’università c’è Davide che ci spiega del progetto, di Mongue e della sua chiesetta coloniale da ristrutturare (mah!). Bello, interessante, ma è tutto un punto di domanda. Vedremo… Torniamo a Mongue è c’è finalmente la foto della strada che scende e che sale… Scende Beppe a farla, si ferma tutto il pullman! Inizia a piacermi un po’ la routine Africana… Smaltito lo stress degli spostamenti lunghissimi dei primi giorni e l’adattamento ad un mondo alice come questo, mi sto onestamente godendo tutto di più e meglio! Alle 16.30 siamo alla base, doccia calda, di nuovo e ci voleva e poi aperitivo con birretta, patatine e luce che cala… io, Giampy e Beppe sembriamo Aldo, Giovanni e Giacomo quando fanno gli anziani e ci immaginiamo al ricovero… Ma forse c’è tempo! Mi hanno promesso la pasta al ragù stasera, l’importante e’ che non ci sia il riso. Non riso più molto volentieri… Sembriamo di meno ultimamente, forse perché effettivamente siamo di meno, forse perché qualcuno è malato e si vede poco in giro, forse perché le facce mi sembrano tutte famigliari ma mano passa il tempo. Stasera giochiamo a briscolone o a bigia e davvero sarà un ricovero! Ho scritto con le mani che puzzano di chilly e aceto delle patatine dell’aperitivo. La visita di Joao e Miguel la sera è ogni volta un pugno nello stomaco… Due fratelli soli al mondo, chissà cosa pensano…

16 agosto (Mongue – Maxixe)

E’ il 16 agosto, è San Rocco oggi e la nonna fa i ravioli… Era un po’ che non saltavomz10 l’appuntamento fisso. Poi compie gli anni papà… Auguri Papà! Mi sveglio e penso a tutto quello che c’è a casa ma qui c’è ancora un mondo da scoprire. Dovrebbe essere l’ultimo giorno al Palmar con Beppe, due foto e dovremmo essere “a bolla” come dice lui. Colazione e partenza, solito tragitto da pendolari e siamo giù. Prima di metterci al lavoro facciamo un salto dal sarto per la tunica di Beppe e poi via. Finiamo il giro delle foto e rientriamo in uni per ridisegnare il rilievo… Pranziamo con Davide e Cristina al bar dell’università e poi partiamo per un tour dei mercati del centro di Maxixe. Ci guida Cristina e ci porta nell’ombelico della città, nei vicoli della morte (come li chiama lei) dove non tutti ci guardano con un sorriso e un saluto cordiale… Ma va bene anche così, non è sempre bello essere solo un turista bianco nei posti giusti. C’è di tutto: cibo, ricambi per auto, elettronica, ecc… E’ forse il primo mercato serio che vedo. Faccio quattro chiacchiere con Cristina, che mentre compra il veleno per i topi o chiede il prezzo di una tv usata carissima, ci racconta un po’ del suo Mozambico… E’ una tipa bizzarra, ma del resto non sarebbe qui a fare quello che fa’… Torniamo in università e ritiro i miei pantaloni africani dalle suore stronze… Bellissimi (li ho già messi!). Prima di tornare a Mongue oggi c’è in programma una simpatica visita all’ospedale di Chiquque… Non sono molto entusiasta all’idea, so già che non sarà facile… Partiamo dalla pediatria ed è subito una botta! L’ospedale di per sé non è niente di sconvolgente, pensavo peggio… Il problema sono i bambini ricoverati. Sono molto piccolo e mi si stringe lo stomaco. L’ultima stanzetta mi da il colpo di grazia: infettivi, un bambinetto solo come un cane (o forse di più) sdraiato su un fianco con un tubicino che lo lega alla flebo… Esco velocemente, scappo fuori e ritentiamo col reparto di medicina, ma non va meglio… Niente, torno sul bus e mi nascondo dietro le cuffie e la musica. Ripartiamo per Mongue e ci rimettiamo in sesto. Vado pure a messa stasera, e vado volentieri… Boh! Cena con le cotolette di Wilma e poi laviamo i piatti, tocca a noi! Ormai siamo una macchina collaudata… Via così. Domani con Manu vado alla cresce di Mongue con i bambini… Non sarà di nuovo semplice ma ho voglia di vedere la loro mattinata!

17 agosto (Mongue)

La scuola: i bambini. Qualcuno fa anche 15 km a piedi x arrivare in una capanna di canisso. Non fanno colazione e non mettono nulla nello stomaco fino al loro rientro a casa. Sono seduti nella sabbia o su cemento rotto. 45 bambini in classe 1° sollevano il dito e tutti insieme disegnano nell’aria la lettera che il maestro su un compensato di legno ha appena insegnato loro: g. Hanno solo pochi fogli di carta, non possono sprecarli per provare. Cosi prendono il ditino e si allenano nella sabbia. Una lacrima mi riga il volto e poi ancora una… Non riesco a smettere… Allora loro mi guardano e dentro quegli occhi profondi rivedo i miei alunni, in Italia, cosa direbbero se fossero qui? Non è realtà. Non una sedia, non un banco, non un diario di Hello Kitty, non uno zaino dei Gormiti, solo un sacco di riso o cemento riciclato. A un bambino si rompe la punta, per oggi non scrive perché non ci sono i temperini. Distribuiamo loro un quadernino ciascuno, la manna del cielo, il regalo più gradito. Con timore lo ritirano, ringraziano sottovoce abbassando gli occhi e poi i sorrisi sui loro volti, grida di gioia. Mi sono vergognata sprofondando nei loro sguardi .Non hanno l’indispensabile e sorridono, noi abbiamo il superfluo e ci lamentiamo. Oggi ho ricevuto da quei bambini molto più di quello che loro han ricevuto da me.

Stefania

Mongue… Oggi niente spostamenti, si resta qui e ci voleva. L’inizio giornata è un po’ il solito mz11della settimana, alla stessa ora e con la stessa colazione. Oggi però con Manu e alcuni altri andiamo alla cresce di Mongue, a 200 metri da qui. Scendiamo che il sole splende già da un pezzo, l’aria è quasi fresca e la marea sta calando in fretta. Anche pochi passi qui intorno sono incorniciati dal paradiso. Alle 8.00 siamo alla cresce e loro, i piccoli gnomi al cioccolato, sono già su due file, con gli occhi grandi e le mani tese verso le ciotole. Le ciotole sono tutte uguali e contengono una sbobba cremosa tipo semolino! Loro sembrano gradire e in teoria ce n’è anche per noi… Passiamo tutti la mano con la scusa che abbiamo già fatto colazione… Finite la colazione c’è la processione in bagno (bagno!) per la pisciatina e poi entrano tutti nelle aule (aule?). Sono tantissimi e si dividono in quattro gruppo più o meno suddivisi in base all’età. I piccolo cantano, i medi disegnano e i grandi ripetono le parole della maestra. Noi lì siamo abbastanza inutili, ma le facce dei bambini si tatuano dentro solo guardandoli! Faccio un po’ di foto, cerco i loro occhi e con la macchina fotografica mi sembra di entrare nel loto intimo. Hanno lo sguardo profondo e curioso di chi non capisce bene cosa succedendo, ma difficilmente smettono di fissare chi li guarda. Dopo la lezione (lezione?) c’è ginnastica, cioè ricreazione, e pian piano si lasciano andare e giocano con noi! Non ci mollano più e si appendono alle magliette, alle tasche, alle braccia… Alcuni sono piccolissimi e cominciano ad avere sonno, visto che molti sono svegli dalle 5.00. Manca poco alla fine della loro mattinata, giusto il tempo di distribuire le caramelle e farli salire sullo scuolabus. Ecco lo scuolabus merita un appunto… In realtà è un carro bestiame con tanto di sponde in ferro e telone come copertura… Sembrano dei piccolo deportati ebrei, solo un po’ più neri e assonnati. Ho tenuto botta stamattina, non mi sono commosso, ho resistito! Ho avuto solo un piccolissimo cedimento quando ho spiato nella depandance di Joao e Miguel… Loro due mi fanno venire la pelle d’oca! Abbiamo fatto alcune foto anche con loro, sono un ricordo che mi porterò via volentieri! Il pranzo oggi non è un granché; riso simil risotto e carne di maiale in umido con i fagioli… Però ce lo facciamo andare bene. Il pomeriggio è libero, quindi dopo il caffè mi svacco in giardino con un telo sotto il culo e il cuscino gonfiabile sotto la testa, e dormo di brutto… Un paio d’ore! L’arietta è da panico, il sole e il cielo idem: non resta che dormire. Al risveglio sono fortemente rincoglionito ma felice di aprire gli occhi sotto le palme. Oggi riesco ad annoiarmi e non mi succedeva da tempo. Non c’è l’acqua e non posso lavare le scarpe. Beppe e Maura si arrampicano sulle palme aspettando Giampy con le birre e la tunica. Arriva e facciamo un ape veloce e torna l’acqua. Doccia veloce e vestiamo Joussef Mundì con l’abito delle feste: stasera ci conciamo tutti cosi!

Asilo di Mongue: i due giorni passati qui mi hanno colpito più di tutti gli altri. Arrivare la mattina alle 8:00 e vedere queste due file di bambini seduti per terra per la “colazione” con gli occhioni sgranati, e profondi è qualcosa di indescrivibile. Tra tutti mi ha stretto il cuore Shelton, il più piccolino, con la sua camicina a quadrettini azzurri, il visino d’angelo e gli occhioni sempre gioiosi, mi si e’ addormentato in braccio! E poi lo “scuolabus”, o meglio il carro bestiame: i bambini che stanchi si addormentano gli uni sopra gli altri oppure attaccati alle sbarre di ferro sbattendogli contro: e le maestre che li svegliano urlando e tirandoli per i vestiti… Che colpo al cuore!’

Martina

 

‘Sono passati più di 20 giorni pieni di scoperte. Mi sono rimaste in mente molte cose, tra cui:

– le MANI (dei bambini delle creche che abbiamo visitato). Sono state protagoniste di molti gesti; mani di amicizia e ancora mani di meraviglia, mani di saluto e mani di richiesta. Mani di saluto sono state all’arrivo, dei bambini dell’asilo come di ogni persona che incontravamo, si levavano aperte in segno di saluto, il saluto che qui non si rifiuta a nessuno, nemmeno allo straniero “colonizzatore”. Subito quei piccoli puntini neri si sono scagliati contro di noi come formiche su una briciola, hanno teso le loro piccole mani verso di noi parlando con l’universale linguaggio dei gesti. Il messaggio era molto chiaro: “abbracciami, prendimi in braccio”. Quelle mani di richiesta tese in competizione per accaparrarsi il più possibile la nostra attenzione. Al momento dei giochi ci sono mani che si cercano per formare un bel cerchio; sono le mani dell’amicizia che si afferrano indistintamente dal sesso, dal colore, dall’età; le stesse mani che poi ci fanno passare tra i capelli, alla scoperta della morbidezza del capello biondo e liscio, dei peli sulle braccia che loro abitualmente vedono meno che glabre. In tutto questo le protagoniste non potevano che essere le mani, l’unica parte del corpo umano che è uguale in neri e bianchi. Segno che nel momento del bisogno, del fare del bene, dell’aiutare, non possono più esserci distinzioni, si è tutti uguali! “Dio ha creato le mani bianche per fare del bene, per questo tutti hanno le mani bianche, per fare del bene”.

– la TERRA, terra rossa che ovunque tu vada ti accompagnerà. Entra nel naso, negli occhi, nelle unghie, ma soprattutto nella mente e nel cuore; da lì non ne uscirà mai, te lo assicuro. Io quest’anno l’ho ritrovata fisicamente, ma non l’avevo mai lasciata da due anni a questa parte.

– la SERENITA’ delle persone. Non hanno nulla, ma sorridono a 32 denti come se fossero ereditieri del proprietario dell’Ikea (che solo con le matite che gli ho fregato avrebbe raddoppiato il suo patrimonio). Infatti non è vero che non hanno nulla, semplicemente non hanno quello che abbiamo noi, ma possiedono ciò che noi non abbiamo, cioè i valori fondamentali e più antichi che noi oramai abbiamo quasi perso a causa del “progresso”. Ti auguro di portare con te questa esperienza negli anni futuri, ti sarà utile per guardare in modo diverso molte cose che incontrerai.’

Aurora

18 agosto (Mongue – Morrumbene)

Mattinata libera, sveglia scialla e colazione con calma. Non ci corre dietro nessuno oggi. Alle mz118.00 siamo quasi tutti svegli… Abitudine! Solo Angelo e Giovanni sono stranamente ancora imbustati. Non c’è problema, è sufficiente un cenno allo Stenko e il problema è risolto… Entra amorevolmente nella loro cameretta, scosta delicatamente le copertine con le pecorelle e sussurra con dolcezza poche semplici parole che li convincono a raggiungerci a tavola. In Africa ogni modo è buono per cominciare una giornata. La nutella è trafitta da una decina di posate e Giampy sgrida i bambini cattivi. C’è un po’ di tempo libero e ognuno si fa’ un po’ di cazzi suoi. Io lavo le scarpe nei bagni, perché alla fontana/lavanderia c’è il matto che lava i vestiti… L’unico giorno dell’anno in cui fa’ il bucato me lo trovo in mezzo alle balle io! Lui sorride, mi fa’ vedere i suoi 5 denti rimasti al loro posto e mi chiede una sigaretta. Qualcuno va in cerca di granchi con Miguel, altri dormono o quasi. Mattinata Africana, descanso! Io e Beppe aspettiamo Davide dell’università per le 10.00, ma lo si intravede alle 11.30. Partiamo per il sopralluogo alla chiesa coloniale di Mongue, dove valutiamo la situazione. Il sito è bellissimo, la posizione è fantastica, ma i muri sono in piedi per miracolo! La chiesetta meriterebbe un restauro fatto come si deve, ma mi sa che è troppo tardi! Il resto si può salvare per ospitare la sede dell’ecomuseo. Mentre siamo là passano i cacciatori di granchi con il bottino! Hanno pescato anche un “cobra”, come lo chiamano qui, ovvero un’anguilla di un metro bella viscida che si muove ancora! Pranziamo e poi partiamo per Morumbuene, andiamo da Don Piero. Il viaggio è da film. Barchetta a vela artigianale, equipaggio artigianale, passeggeri artigianali; costo del viaggio: il corrispettivo di 3 Euro/cent! Andiamo a vela sulla marea che sale veloce, molto veloce! Qui l’acqua sale e scende con velocità impressionante, regalando spettacoli quotidiani. Quaranta minuti scarsi di navigazione ballando parecchio, e siamo nella baia di Morumbuene. La scena è una di quelle che ti raccontano i viaggiatori esperti e che tu di solito ascolti immaginando lo scenario. Sbarchiamo in un ansa di mare dove sono ormeggiate le barchette dei pescatori, e sulla battigia ci aspettano donne colorate che raccolgono granchi. Sullo sfondo un falegname sta costruendo una barca… Giuro che è tutto vero, ho le foto! Saliamo verso la strada e ci incamminiamo verso la missione. La strada è la più rossa tra quelle viste finora, la flora è bellissima e una signora con almeno 20 kg di cocco in testa ci cammina di fianco con una velocità spaventosa. Non ho molta voglia oggi di vedere un’altra missione, ma appena incontriamo Don Piero mi ricredo. A pelle mi piace, e ascolto quello che dice con piacere. Ci fa fare un giro per la missione e sembra di essere nello spot dell’otto per mille alla chiesa cattolica. Vediamo con i nostri occhi il frutto della generosità della gente che regala una speranza all’Africa da lontano. Don Piero mostra con orgoglio la sua “escolina” e noi rimaniamo a bocca aperta: bella, organizzata e pulita! Un altro mondo rispetto alle cresce viste nei giorni scorsi, e la differenza la fanno le risorse economiche di base. Visitiamo anche I laboratori e la falegnameria. Tutto molto bello. Dobbiamo ripartire e salutiamo Don Piero… Ottima impressione, promosso! Torniamo a Mixixe e molliamo quelli che dormono fuori sede per il pellegrinaggio. I reduci tornano con il mascimbombo a Mongue. Siamo una decina e mangiamo carbonara sparando cazzare. Antonio lava i piatti! Ripeto Antonio lava i piatti! La serata scivola via indolente come noi: le carte, il diario, i rutti. Domani sveglia alle 4.30 per partire. Notte brevissima!

19 agosto (Mongue – Maxixe – Mongue)

Trovare le parole adatte per descrivere un fatto non è mai stato il mio forte… Innanzitutto vorrei ringraziarti per le battute, le spintarelle che a volte mi hai dato quando insieme a Giovanni poltrivo sul letto. Partire per questo “missione” è sempre stato un mio piccolo desiderio nascosto e solo adesso riesco a scoprire quanto veramente è bella la terra rossa, i colori nitidi, che ci circondano, ma sopratutto loro, quegli occhioni e quei 32 denti che ti sorridono e ti trasmettono tutto quanto puoi ricevere da una esperienza cosi. Sono proprio teneri, bambini che non hanno niente ma hanno tutto… Questo mi porto via dall’Africa. Capisco quanto siamo fortunati e pure con tutta questa fortuna non siamo felici… Grazie ancora!

Angelo

E’ il giorno del pellegrinaggio, è il giorno dei 21 km a piedi… Ci si sveglia molto presto, alle 4.30 mz12e c’è ancora molto buio. Facciamo un po’ di colazione, giusto per non partire a stomaco vuoto, ma la cucina è chiusa e non c’è il caffè… Ce la facciamo andare bene così. Stefy ci molla al via e ci saluta dal water mentre ci rovesciamo nel cassone del furgone. Fa freddo, molto freddo e la mezzoretta di viaggio verso Maxixe è davvero una dura prova. Incrociamo il gruppone all’altezza dell’ospedale di Cicuque e ci aggreghiamo. C’è un sacco di gente, e fa impressione il primo impatto. Da queste parti il pellegrinaggio è un evento, e si intuisce dall’entusiasmo dei ragazzi. La calzatura del partecipante medio è molto variegata: scarpa col tacco, ballerina, mocassino, sandalo, infradito, ciabatta, calza e basta, ecc… Tanto alla fine gli unici con le vesciche saremo noi con le scarpe tecniche da sky marathon approvate dalla federazione italiana di atletica leggera! Chiacchieriamo, camminiamo e l’alba ci sorprende. La temperature è ideale e Padre Fausto ha la divisa del pescatore della domenica: smanicato color caki con 78 tasche e cappellino d’ordinanza con baffo Nike in evidenza. Ci sono un po’ di stazioni tipo “Via Crucis” ma il passo del serpentone di persone è notevole. Portiamo a turno persino la croce in testa al gruppo e pretendo la foto che mi garantirà una bella fetta di eredità della nonna Graziosa! Spunta il sole vero e le prime ascelle africane iniziano a ruggire feroci. Morale della favola: 4 ore e mezza e siamo su. Il premio è la colazione di Fra Franco (che mentre scrivo il suo nome mi chiede se il diario verrà pubblicato). Vado a messa seguendo gli altri un po’ contro voglia, e infatti, giunto sul posto dormo clamorosamente! Il pranzo è quello della domenica, ci sono i padri, ci sono le suore, quindi si mangia meglio. Basta aggiungere che c’è la carne oggi, quella rossa, quella vera. Alla griglia c’è Marcelo, il marito di Crisalita, e alla voce nazionalità sul passaporto ha scritto “argentino”: io mi fido, e glielo dico… Lui orgoglioso ringrazia. Il risultato è splendido, sapori che mancavano da tempo in bocca. I gerarchi della Sacra Famiglia si dileguano gradualmente e noi laviamo i piatti! Il pomeriggio morirà via ozioso… E’ domenica del resto! La sorpresa nel programma è la partita a volley maschi contro femmine al campetto della missione. Il match è tirato fino alla fine, ma vincono loro. Però bello! Verrà ricordata la veloce24 fatta con Giampy, nient’altro… Doccia, cena e cazzeggio! Domani Tofo, mare di nuovo, onde di nuovo.

Viaggio volto ormai al termine, le aspettative si sono realizzate… E’ successo veramente di tutto dalle cose più scontate agli imprevisti più o meno piacevoli. Ritorno a casa non sapendo bene cosa riuscirò a raccontare e trasmettere alle persone più care che tengo nel cuore, ma di certo porto un bagaglio ricco di emozioni e ricordi che già indelebili segnano il mio cammino. Partito forse con poca testa nel viaggio, mai mi sarei avvicinato alla proposta di Don Gio senza la presenza di Mau, ora ritorno entusiasta e pieno di energia mentre scrivo una lacrima solca il mio viso al pensiero di ritornare alla solita vita, ma più facile sarà pensando che non torno da solo ma con voi. Grazie di cuore a Mau, Stefy, Giampy, Manu e Gra per i momenti vissuti insieme, i più “festosi” e i più “nervosi” ma pur sempre con la vostra presenza sincera. Un particolare grazie a Graziano per aver pensato alla scrittura di questo diario diventato comune ma sopratutto prezioso per rivivere istanti che la memoria e le fotografie non riusciranno a restituire. Graziano, ora posso ben dire di conoscerti, dopo tutte le avventure trascorse insieme… La prossima cena di sushi non sarò cosi impacciato. Un abbraccio.

Giuseppe

20 agosto (Tofo)

Tofo signori… Oggi si torna a Tofo! Salta Massinga per motivi logistici e vince Tofo a mz13maggioranza. Sveglia alle 7.00 e relativa colazione… Ma il cielo è colore del fumo e tira una brutta aria. Pensiamo già tutti ad una sfiga nera che ci accompagna da Bazaruto, ma decidiamo di partire comunque (o “comongue” come dice ormai qualcuno). Neanche il tempo di arrivare a Maxixe e il sole spacca tutto… Giornata di mare! Recuperiamo Davide, Chiara e il buon Gianni e partiamo. Il tragitto è una diapositiva dietro l’altra di mondi che probabilmente non rivedrò, o rivedrò comunque con occhi e cuore diversi da come sono oggi! Va quasi tutto bene… Appunto, quasi! Poco dopo una salitona il mascimbombo sembra mollarci. Bacarito ci fa scendere tutti e scivola sotto la balena bianca. Grida bomba (che vuol dire pompa) e noi rispondiamo “ossignur”. Invece dopo 10 minuti e 3/4 sgasatone si riparte. Arriviamo, e la baia è li che ci aspetta, bella più che mai e con la marea ancora assonnata… Fantastico! Appena messo piede sulla sabbia si avvistano le prime balene all’orizzonte… Pelle d’oca! Ci sistemiamo, giochiamo e ci godiamo finalmente la giornata di mare. Tofo è Tofo e vince sulla altre spiagge viste qui! L’acqua è bellissima e il vento completa il clima ideale. Dopo pranzo gli ultimi acquisti con Manu, due passi verso il promontorio ed è di nuovo magia: altra spiaggia, altre balene, altri pensieri che fanno brillare gli occhi. Ho imparato una cosa in questi 20 e passa giorni: in Africa la natura vince! Nel mondo ha ceduto pian piano il passo dell’uomo, ma l’Africa è ancora della natura, che se la tiene stretta. La bellezza qui è sublime e selvaggia, emozionante ma dura! Ho la tentazione di rimettere le costole su una tavola da surf, e visto che le onde si rincorrono decise mi butto. Affitto la tavola con l’inglese di Veronica e parto. Non mi ricordavo tanta fatica per uscire contro i cavalloni, ma mi emoziona! Riesco in totale a prendere 3/4 onde, ma che soddisfazione! Il sole ci brucia lentamente, ma siamo visibilmente tutti felici di essere lì oggi. Arriva l’ora di rientrare a Maxixe per la cena al campismo, e dopo un’ora e mezza arriviamo. Ultimi saluti con Padre Fausto e le cuoche e si torna a Mongue per l’ultima note… Malinconia, e non pensavo! Il mal d’Africa è una realtà che provi e capisci solo quando l’Africa ti sta per salutare, ed è una sensazione strana. Le contraddizioni di questo posto continuano a non lasciarmi indifferente a nulla, e credo sia positivo. Non è ancora tempo di bilanci, voglio riportare il culo in Italia prima di esprimere una valutazione definitiva, ma un’idea del mio viaggio adesso ce l’ho. Spesso sono andato lontano senza muovermi da casa; altre volte ho viaggiato fisicamente senza mai muovere la testa dalla solita vita… Qui il connubio è stato perfetto: tantissimi kilometri ed esperienze vere, autentiche e che lasciano il segno. Stasera scrivo per l’ultima volta dal porticato della missione di Mongue e sono felice! Giocano a carte, preparano le valigie (quanto mi sta sul cazzo fare le valigie) e io scrivo.

Domani il viaggio per Marracuene è lungo, meglio andare a dormire!

‘Gra, grazie (che è un po’ come Fra Franco!) per l’ultima parte della pagina dedicata a questa giornata: è un bel riassunto di tutti i pensieri che iniziano ad accavallarsi e materializzano il mio mal d’Africa!’

Maura

‘Rileggendo questo diario rivivo le sensazioni e le esperienze vissute, riaffiorano i suini, le immagini, i colori, e profumi… Grazie compagni di viaggio castelcovatesi e non, è stata una gran bella esperienza vissuta insieme!’

Martina

21 agosto (In viaggio per Marracuene)

Tutto è già stato scritto, quasi tutto è ormai stato vissuto, nessuna parola riesco a trovare per riassumere mz14questa esperienza africana. Mi mancheranno i poliziotti che ci fermano ogni 10 km, mi mancherà il diario di Graziano (grazie!), mi mancheranno le partite a briscolone… Oggi è il primo giorno che provo un po’ di nostalgia africana, eppure sono ancora qui… Ma il mio cuore è già proiettato a casa, a rivedere negli occhi dei miei alunni italiani quelli dei bambini di Beula, a rivedere gli occhi dei miei famigliari con la consapevolezza di non saper trasmettere loro tutto ciò che ho visto, perché l’Africa non la puoi scrivere, non la puoi raccontare, non la puoi fotografare… Ti riempie lo stomaco di sorpresa, stupore, dolore, incomprensione, calore, colore, ritmo, sorriso… e solo non vedi l’ora di poter gustare questo pasto nuovamente! Scusa la scrittura Gra, ma di solito a scrivere sul pullman sbocco, ma non resisto alla tentazione di lasciare un pensiero sul quaderno della verità. Molti viaggi nella vita mi hanno trasmesso forti emozioni, molti viaggi mi sono restati grazie alle persone che l’hanno condiviso con me… Da qui porterò entrambe le cose con la convinzione che ora ho la consapevolezza di essere una donna fortunata! Grazie compagni di un grande viaggio profondo, vi voglio bene (lacrimuccia).

Stefania

P.S. vicino ad un piccolo uomo (ma alto + di Gra) c’è una grande donna che riesce ad esprimere decisamente meglio “concetti” profondi e dolci. Un sincero grazie a te per il diario ed a tutti i compagni di viaggio da un omino con la congiuntivite!

Giampy

“Non temere quello che intraprendi, una cosa è vera: sei la pedina di un progetto e lo sai, ma devi dare tutto quello che puoi… Risplenderai nel cielo se non ti arrendi, impara a dare più di quello che prendi”

(Giuseppe re dei sogni)

Scrivo in viaggio perché mi sto rompendo parecchio… siamo sul mascimbombo ormai da un numero imprecisato di ore e ho il culo a forma di Bacarito! L’unica sosta è stata la mezz’oretta del pranzo, per il resto strada dritta sparata che va un po’ su e un po’ giù. Abbiamo lasciato Mongue alle 10.00 circa, e secondo me nessuno era felice di farlo (io no!). Ho salutato tutti con affetto più o meno evidente, e ho salutato sopratutto Mongue in quanto luogo sacro di questo viaggio. Qui avevamo il campo base, qui rientravamo la sera dicendo “siamo a casa”, qui Fra Franco ci preparava la colazione al mattino (grazie mite e generoso Fra Franco!). Giampy mentre scrivo mi sta facendo un ritratto… Non è proprio bravo… si diletta (dice la moglie). Stasera sarà l’ultima qui, e spero che ancora qualcuno abbia voglia di lasciare un pensiero sul diario. Adesso mi sgranchisco le chiappe un attimo e chiudo per oggi, non ho molto da aggiungere.

Dopo un numero spropositato di mani a briscolone, prendo un attimo per me, mentre il sole africano tramonta fuori dal mascimbombo. Debbo essere franca: ero parecchio dubbiosa circa il cosiddetto “Mal d’Africa”… mi sembrava più che altro convenzionale dire di essere stati rapiti dal continente nero e di sentirne la mancanza. Voglio dire, possibile che cani e porci manifestino un’improvvisa spiccata sensibilità ?!? Ora sto realizzando che nei miei spostamenti quotidiani non potrò più contemplare terra rossa, verde da pora e cielo terso… Per non parlare della gente colorata, stanca ma tenace, sorridente… cosi accogliente! Sono partita con tanta curiosità ed ho cercato di raccattare più spirito di adattamento ed umiltà possibile… Invece, pensandoci bene, ho portato in questo emisfero tutta la mia italianità ed ho rotto tanto le palle. Siamo arrivati a “Marracaibo”, quindi taglio corto con una citazione (non troppo colta…):

“La bella vita

con l’esperienza che segna il volto;

le mani libere,

in tasca il giusto, nel cuore molto…

La bella vita

senza il delirio di onnipotenza,

con la passione che rende amica la sofferenza…”

(Jovanotti – Bella vita)

 

Il segreto è proprio la semplicità. L’Africa vince e mi lancia la sua sfida: perseguire questa semplicità immacolata ogni sacrosanto giorno. Grazie.

Maura

“Il segreto: sempre allegri!” Don Bosco

 

Eccoci giunti all’ultima sera di questa fantastica esperienza… Penso che questo mesetto passato in Africa mi abbia fato crescere e mi abbia fatto capire quanto siamo fortunati e quanto poco ce ne accorgiamo. Ho avuto la fortuna di condividere questi 25 giorni con persone fantastiche rafforzando le amicizie già esistenti e creandone di nuove… Un pezzo di questa terra la porterò sempre nel cuore, come porterò nella mia mente i sorrisi dei bambini, l’accoglienza delle persone del posto e la grande forza d’animo e determinazione dei padri missionari che tanto stanno facendo per questa terra. Concludo ringraziando i compagni di viaggio, gli amici di Castel, la fam. Giudici, tutti gli amici di Toscolano e Villanuova e sopratutto Don Gio e P.G. che hanno contribuito a rendere questa esperienza veramente indimenticabile. Dell’Africa sinceramente mi rimarrà molto anzi moltissimo, ma è la bellezza delle piccole cose, dei sorrisi, della forte fratellanza le cose che porterò sempre con me! La festa finale a Marracuene bellissima, niente da dire… Ma vedere un ragazzo mutilato felice nonostante non possa ballare e fare come tutti è stato toccante… giuro!!! Manco ci rendiamo conto di quando siamo fortunati fino a quando questi schiaffi ci toccano! Grazie a tutti per l’esperienza mi sono divertito anche troppo!

Antonio

22 agosto (In viaggio per il ritorno)

Ieri era il compleanno di Andrea Scalvini! Due parole con Fra Alessandro e il cuore pulsa più forte… Realtà mz15inimmaginabili, bambini abbandonati, creature innocenti che per la debolezza degli adulti sono malati di AIDS. Grazie Padri x quello che fate per loro, grazie per quello che mi avete insegnato. Porto nel cuore la rabbia della mia impotenza, ma la gioia che contraddistingue ogni volto sfortunato che ho conosciuto qui.

Ora lascia o Signore che io vada in pace, perché ho visto le tue meraviglie”

Stefania

Rileggendo il diario mi viene da piangere, perché ripercorro tutti i momenti vissuti in Mozambico e realizzo che ormai l’esperienza è terminata e il suolo africano è lontano, sempre più lontano… L’emozione più grande che mi ha segnato è la vita dei bambini: bambini fortunati! Fortunati perché non chiedono videogames e giocattoli: non sanno cosa siano, ma sono allegri. Fortunati perché a loro non servono particolari cure: non hanno pannolini e biberon e qualcuno potrebbe avere AIDS o malaria, ma sorridono. Fortunati perché non tutti vanno a scuola e quei pochi spesso non hanno un banco, un’aula e nemmeno un maestro che corregga loro i compiti, ma non si lamentano. Questa dura riflessione nasce pensando al giorno in cui, se Dio lo vorrà, diventerò padre, con la speranza di saper spiegare a mio figlio quanto egli sta “sfortunato”!

P.S. correzione della maestra Stefania! ♥

Giampy

 

Grazie della bella compagnia di questi giorni. Spero sia stata per te, come lo è stata per me, un’esperienza che rimarrà per sempre nel cuore. Un saluto festoso, la tua figlia adottiva.

Bea ♥

 

Africa: l’ho sempre vista come il mondo della povertà, vivevo dei racconti degli altri. Adesso che ci sono stata non posso più pensare che sia un paese povero perchè qui hanno tutto ciò che fa viere con felicità, è vero non arrivi a 80 anni, e se ci arriva è un miracolo, ti manca tutto ciò che ti potrebbe salvare la vita… Ma cosa c’è di più bello di vivere con serenità. Purtroppo però, non sarei più in grado di rinunciare alla mia vita occidentale anche se credo sarebbe un bene. Pensare che adesso all’arrivo i telegiornali ci tampineranno di notizie catastrofiche mi viene male… Comunque sia… grazie!!! Grazie a tutti voi che mi avete accompagnato in questa esperienza!

Camilla

PS: grazie Gra perché con il tuo diario ho rivissuto i momenti più belli del viaggio. : )

 

Eccoci qua, il volo di ritorno… L’interminabile volo di ritorno! Dormono tutti, o quasi e io chiudo qui la mia cronaca del viaggio. Ho scritto molto fin qui e, anche se avrei ancora una miriade di cose da dire, taglio corto e finisco con il pensiero più significativo che mi rimane da esprimere e che mi ha tirato fuori Don Giovanni stamattina, all’improvviso:

“Torno a casa e ho terra rossa ovunque… sulle scarpe, nelle valigie, negli occhi e soprattutto nell’anima… La mia Africa me la porto via così!”