Marracuene

La città di Marracuene si trova nella provincia di Maputo, in Mozambico. Ha una popolazione di 45.000 abitanti e una superficie di 994 Kmq. Altezza s/m: 40 metri.

La Congregazione della Sacra Famiglia è presente a Marracuene dal 1998 e, oltre alla attività prettamente pastorale di evangelizzazione, sta mettendo in essere una significativa opera P1050629.jpg-1sociale che svolge nel Centro de educação e de instrução Sagrada Família, dove funzionano un Centro per l’accoglienza di minori orfani o comunque in stato di necessità che dispone di 90 posti letto; una Scuola materna con 130 iscritti ed una Scuola superiore con 1.200 alunni. A Marracuene la Congregazione della Sacra Famiglia, attraverso l’opera dei suoi Religiosi, non cerca solo di dare cibo, vestito e casa a chi ne ha bisogno, ma si sforza anche di offrire un ambiente accogliente e familiare dove poter incontrare opportunità educative, possibilità di studio, occasioni di preparazione professionale e speranze in un futuro migliore. Con la bella iniziativa ‘Adozione per un sostegno a distanza’ riusciamo a soccorrere 296 bambini e le rispettive famiglie: sono molti di più coloro che necessitano di aiuto, ma confidiamo sempre nella provvidenza divina.

Localizzazione geografica:

lasciata la capitale Maputo e andando nella direzione nord percorrendo la EN 1, dopo il posto di polizia del km 14, comincia il territorio del DISTRETTO DI MARRACUENE, il cui centro si trova a trenta km dalla capitale. La superficie del distretto è di 833 kmq e si trova alla latitudine 25° 42’20” Sud e longitudine 32° 40’30” Est. Confina a Nord con il Distretto di Manhiça, a Sud con la città di Maputo, a Est con l’Oceano Indiano e a Ovest con il Distretto di Moamba e la città di Matola. Il territorio del Distretto ha una superficie di forma quadrata con il lati lunghi più o meno 30 km, è pianeggiante e sabbioso; è diviso a metà in due parti quasi simmetriche dal fiume Incomati.

Dopo le grandi piogge e le inondazioni di febbraio-marzo del 2000, il Distretto di Marracuene, essendo situato vicino alla capitale Maputo, è stato scelto come uno dei luoghi più favorevoli per creare nuovi quartieri dove mettere le persone che scappavano dalla capitale. Questo esodo ha creato, dal nulla, nuovi quartieri con migliaia di ripartizioni, senza creare le infrastrutture necessarie e senza pensare nelle ricadute sociali collaterali che tutto questo avrebbe generato. In 10 anni gli abitanti del Distretto, che nel 1997 erano 44.000, nel 2007 diventarono 136.784, secondo i dati provvisori forniti dall’INE riguardanti il Censimento della popolazione del 2007.

Situazione socio-economica: come in molti altri Distretti, c’è molta povertà che, se non provoca direttamente la morte, però provoca molte malattie (tra le quali soprattutto la malaria e l’AIDS) che falciano bambini, donne e vecchi; esiste anche lo sfruttamento di bambini/e e donne con lavori pesanti, un forte tasso di disoccupazione, la violenza contro le donne, l’abuso di minori, la diffusione della droga e dell’alcoolismo, la malavita; tutto questo ha come causa, e come effetto, un basso senso della dignità umana e della morale civile.

Educazione e scuole: a riguardo della formazione nelle scuole, nonostante la educazione primaria (elementare) sulla carta, sia un diritto per tutti, le autorità scolastiche sono le prime a lamentarsi per le gravi difficoltà che il bambini/e incontrano nel frequentare con un buon P1050626.jpg-1profitto le lezioni sia per le loro precarie condizioni di salute sia per i lavori agricoli e di pesca a cui i genitori li sottomettono. Generalmente questi bambini/e mangiano molto poco e facilmente si denota in loro un deficit nutrizionale in relazione all’età: deficit che causa la poca resistenza alle malattie infettive. Esistono varie infrastrutture scolastiche distribuite nelle differenti località del Distretto che, nel 2008 formano 24 scuole elementari; 15 scuole elementari e medie; 1 scuola superiore e 1 scuola professionale: totale 41 scuole. Nell’anno scolastico 2008 il numero complessivo degli alunni nel Distretto è di 26.501; di questi 16.678 nelle elementari; 5.086 nelle medie; 2.627 nelle superiori; 681 nelle professionali. Nel Distretto di Marracuene esistono corsi di alfabetizzazione degli adulti con 1.450 alfabetizzanti (629 nel primo livello, 609 nel secondo e 212 nel terzo).

È in questo contesto che i Religiosi della Sacra Famiglia danno un piccolo ma concretocase (3).jpg-1 contributo per lo sviluppo del Distretto, a partire dall’aiuto alimentare, sanitario e educativo ai bambini/e orfani e in precarie situazioni di vita, in collaborazione con le famiglie e le persone di buona volontà, per dare un futuro a coloro che non hanno futuro. In questo modo risponde anche al forte appello dei Vescovi del Mozambico, che in una recente Lettera Pastorale ammoniscono: “la tendenza a non riconoscere i diritti dei più deboli e dei bambini è una realtà che oscura l’orizzonte del nostro paese e interpella tutti. Richiamiamo l’attenzione sul crescente numero di bambini abbandonati da uno o entrambi i genitori, lasciando i bambini ai nonni o semplicemente per strada e facendoli diventare orfani di genitori vivi. Riconosciamo e lodiamo il coraggio di chi li accoglie e la solidarietà sociale di chi se ne fa carico (n° 20). Alla base di tutta questa deplorevole situazione ci sembra essere la degradazione dei valori morali e civili (n° 26). Non è sufficiente lottare contro la povertà materiale, è urgente intraprendere soprattutto una coraggiosa lotta contro la povertà morale e spirituale, che implica il cambiamento del modo di pensare e di agire. Cambiare le infrastrutture sociali e economiche senza una trasformazione interiore è inefficace (n° 27)”. (Conferenza episcopale mozambicana, Impegnati con la giustizia, la riconciliazione e la pace, aprile 2008

La storia della città

La storia della città di Marracuene è legata a quella della conquista coloniale dei portoghesi che la chiamarono Vila Luisa e la resero un luogo dove trascorrere il fine settimana. Situata alla foce del fiume Incomati e alle porte della capitale aveva una grande importanza strategica e per questo durante la guerra civile (1975-1992), vi era stanziata un’importante guarnigione di soldati e il suo territorio venne seminato da migliaia di mine antiuomo. Nel 1885 fu teatro della prima rivolta mozambicana contro gli occupanti e l’avvenimento è ricordato ogni anno, il due di febbraio, con una grande festa chiamata Gwaza-Muthini. Nel 1975 raggiunta l’indipendenza riprese l’antico nome di Marracuene.

La storia della nostra presenza

L’evangelizzazione a Marracuene iniziò nei primi anni del novecento ma la parrocchia venne fondata solo nel 1948. Da quella data fino al 1975 si succedettero alcuni sacerdoti ma, dalMARRACUENE.jpg-1 1975 al 1998, il regime marxista, la guerra civile, gli assalti dei soldati e dei guerriglieri e il rischio mine, consigliarono la chiusura della missione. I missionari della nostra Congregazione, giunti in Mozambico nell’agosto 1997 iniziarono la cura pastorale di questa missione dopo alcuni mesi di ambientamento: il 15 marzo 1998. Le strutture erano fatiscenti e circondate da edifici incompiuti la cui costruzione era incominciata qualche tempo prima. Con l’aiuto dei benefattori in questi anni La Congregazione ha terminato la costruzione della casa parrocchiale, ha ampliato la scuola materna, ha completato il CIM (Centro di Integrazione di Marracuene) e la sua scuola. Ora sta ampliando e ristrutturando completamente la Chiesa parrocchiale.

Famiglia Nostra maggio-giugno-luglio

FAMIGLIA NOSTRA N. 174Cari lettori,
anche in estate la nostra Congregazione continua a stare accanto alle famiglie per aiutarle nella missione di educare i loro figli, con le attività ricreative dei nostri centri educativi e delle nostre parrocchie.
Le comunità del Brasile e del Mozambico sono invece a metà del loro anno scolastico e pastorale, che finirà solo a dicembre. Con la rivista vi raccontiamo le cose che ci stanno a cuore: le esperienze educative, la passione per il Vangelo, le storie delle persone che dedicano la loro vita (o qualche mese) alla missione di educare in nome di Gesù. Siamo contenti di condividere con voi questi passi, perché percorriamo la stessa strada e ci aiutiamo a vicenda a scoprire, nelle gioie e nelle difficoltà di ogni giorno, la presenza e la mano di Dio. Sentiamo che sarebbe necessario fare di più; soprattutto per quei tanti bambini che emigrano verso la nostra vecchia Europa senza i loro genitori.
Purtroppo le nostre forze sono limitate. Ma crediamo che è già un buon passo credere che è giusto accogliere loro e chi come loro scappa dalla guerra e dalla fame. Ne va della nostra umanità e del nostro futuro. Ne va della nostra fede, che non può essere vissuta chiudendoci in casa nostra facendo finta che non esiste chi soffre.

Il Vescovo Francesco incontra i missionari bergamaschi

LocandinaBuongiorno! Carissimi confratelli del Centro Missionario Sacra Famiglia.
Il giorno 23 giugno (giovedì) alle ore 17.30 presso il Centro Missionario il Vescovo Francesco incontra i missionari bergamaschi (preti, laici, religiose e religiosi) che sono in Italia per un periodo di riposo e vacanza o che sono appena rientrati dalla missione. Vi chiediamo il favore di farvi da portavoce rispetto a coloro che sapete essere a casa: è un appuntamento molto significativo e atteso sia per il Vescovo, sia per i missionari. Avremmo solo bisogno di sapere con qualche giorno d’anticipo, il numero di chi sarà presente per organizzare il pomeriggio nel migliore dei modi. Ringraziandovi per l’aiuto a far conoscere l’iniziativa, cordialmente salutiamo!

Martedì – 3.a di Pasqua

CatturaSVangelo Gv 6, 30-35
Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo… quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo… Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

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Il discutere con una persona testarda è disarmante, ma a volte può risultare perfino divertente. Il testardo sembra, a tratti, ascoltare, a volte dà persino la sensazione di essere sul punto di accettare la posizione del suo interlocutore; poi, all’improvviso, ribadisce la sua, come se l’altro avesse nemmeno aperto bocca. Testardi lo siamo spesso anche noi nei riguardi di Dio, con l’aggravante che lui non si diverte di fronte al nostro comportamento infantile, dal momento che si tratta di cose troppo serie, per riderci sopra. Noi gli chiediamo la “manna”; lui ci spiega che quella è semplicemente un segno, e ci sollecita a chiedere la realtà: in altre parole lo Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio. Ci mettiamo quieti per qualche istante, poi ritorniamo sulle nostre posizioni come bambini testardi che fanno le bizze. Abbiamo a disposizione tutta la vita, per riflettere seriamente, e per arrenderci al progetto di Dio; dopo sarà troppo tardi.

Lunedì – 3.a di Pasqua

CatturaRVangelo Gv 6, 22-29
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù… Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.

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E’ veramente imbarazzante trovarsi a faccia a faccia con una persona autorevole, che incute rispetto per la sua saggezza, coerenza e santità. In situazioni del genere si ricorre a frasi banali e a comportamenti convenzionali. E’ il caso di coloro che hanno inseguito Gesù, e che ora se lo trovano di fronte. Hanno timore di lui, perché intuiscono che, il gesto da lui compiuto sui pani e sui pesci, esige da loro una risposta pratica, che non sono disposti a dare. D’altra parte, sentono un’esigenza fortissima di Cristo; per questo non hanno la forza di abbandonarlo completamente. Allora ricorrono a parole poco sensate e ad atteggiamenti di compromesso. Una situazione del genere può crearsi ogni volta che ci accostiamo alla celebrazione e alla comunione eucaristica: ci troviamo a faccia a faccia con Gesù; stiamo attenti a non banalizzare l’incontro. Siamo sinceri con il Signore: diciamogli chiaramente che la sua presenza ci mette in imbarazzo, che abbiamo paura di andare oltre il gesto rituale e di scoprire il senso profondo dell’eucaristia. Di fronte alla nostra sincerità, ci verrà in aiuto, e poco alla volta ci farà scoprire e vivere il significato profondo del pane spezzato e del vino versato.

Domenica – 3.a Domenica di Pasqua

iii-pasqua-preghiera-retiVangelo Gv 21, 1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade… E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e cosi pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli»…

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Quante volte Pietro avrà parlato con Gesù: il Vangelo è niente di fronte ai lunghi colloqui tra di loro! Pietro l’aveva accolto in casa sua: chissà quante serate avevano passato insieme! Quante volte a Pietro sarà rimasto stampato nel cuore il fatto che lo vedeva alzarsi la mattina presto e andare a pregare. Ed ecco che Pietro si trova a dare l’esame. Sentite cosa dice il Signore a Pietro: «Mi ami tu?». Non se lo aspettava, l’ha messo in confusione. Gesù non gli ha chiesto il diritto canonico, o cose del genere, no: «Mi ami tu?». Alla terza domanda Pietro dice: «Io non ti rispondo più: Signore, tu sai tutto, dì tu se io ti amo! Per conto mio, tu lo sai che ti amo. Ma il resto, dimmelo tu, Signore! ». Gesù gli dice: «Pasci le mie pecorelle!». Quando chiederete: «Signore, cosa devo fare?», lui dirà: «Mi ami tu?». Non è superficiale questo! State tranquilli che dove c’è l’amore, si dà la vita; dando la vita dai tutto te stesso; dando te stesso farai tutto quello che 1o Spirito ti dirà, ma soprattutto rimarrai umile. Ricordatevi sempre che il segreto è lì: «Mi ami tu?».

Sabato – 2.a di Pasqua

CatturaPVangelo Gv 6, 16-21
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva… Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro… Il mare era agitato… Gesù che camminava sul mare… disse loro: “Sono io, non temete”. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

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Noi pure, a volte, pretendiamo che il Signore “regni” nella nostra vita, secondo le regole da noi stabilite. Lui, naturalmente, per il nostro bene, non ci può stare; allora ce ne andiamo imbronciati verso altri lidi, credendo di trovare chissà mai che cosa. Prima o poi, ci ritroviamo nel buio più assoluto, nel bel mezzo di una terribile burrasca, con il pericolo reale di andare a fondo. A questo punto ci troviamo a un bivio: possiamo continuare a procedere da soli verso la rovina, oppure possiamo deciderci a riprendere a bordo Cristo. L’evangelista ci indica con chiarezza la scelta da compiere.

Venerdì – 2.a di Pasqua

CatturaQVangelo Gv 6, 1-15
Era vicina la Pasqua, la festa dei giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”… Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie , li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

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Nel racconto di Giovanni, Gesù non solamente compie il miracolo, ma lui stesso in persona distribuisce ai presenti il pane e i pesci moltiplicati. L’evangelista intende sottolineare l’assoluta centralità di Cristo nell’opera redentrice, con la quale intende sfamare, sia materialmente che spiritualmente, tutti gli uomini. Anche la mediazione, però, è messa chiaramente in luce. Gesù esige la consegna dei cinque pani e dei due pesci che il ragazzo possiede; comanda che si raccolgano i resti, che dovranno essere distribuiti dagli apostoli alle dodici tribù d’Israele, rappresentative dell’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Questi riferimenti sono così importanti, che Gesù si ritira in disparte angustiato, quando le folle sfamate dimostrano di non averli compresi. E noi li abbiamo compresi? Quando partecipiamo all’eucaristia, anche se è dono già tutto preparato da Cristo, ci premuriamo almeno di portare all’offertorio quel poco di bene che abbiamo compiuto durante la settimana? Viviamo il “dopo messa” come impegno a donare ai fratelli, in particolare a quelli assenti dalla celebrazione, quanto Cristo ci ha donato con abbondanza

Giovedì – 2.a di Pasqua

CatturaOVangelo Gv 3, 31-36
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti… Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero”.

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Durante la vita pubblica, gli scribi e i capi hanno discusso a non finire, sulla natura della rivelazione e della missione di Gesù. Continuano a farlo, anche dopo la sua risurrezione. Con le loro speculazioni arrivano, al massimo, a vedere Cristo come un “colui” che disturba la loro quiete. I discepoli fanno esperienza diretta di Gesù, come lui la fa del Padre; per Dio, il Signore ci dona lo Spirito Santo senza misura. Noi ci limitiamo a discutere di religione, o ci impegniamo a fare esperienza viva di Dio? E quale esperienza? Se Dio rappresenta una delle tante realtà della nostra vita, in noi regna il caos. Se lui ha il primato, nella nostra esistenza regna l’ordine. Se Dio è il solo, in noi regna la santità.

Mercoledì – 2.a di Pasqua

CatturaNVangelo Gv 3, 16-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui… chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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Come prova del suo infinito amore per gli uomini, Dio ha mandato il suo Figlio unigenito per redimere l’umanità perduta. Mandando suo Figlio, Dio ha dato la possibilità ad ogni persona di non perire, ma di possedere la vita eterna, la vita che è da sempre. Questa vita eterna è una particolare partecipazione dell’essere di Dio, è una vita soprannaturale (è oltre la natura umana), è una partecipazione alla vita divina della Santissima Trinità, ed è la luce degli uomini. O si è nella fede in Cristo e si ha la vita eterna, la vita di Dio, oppure si rifiuta Cristo e si ha la distruzione. Chi rifiuta Cristo si condanna da solo perché si pone deliberatamente fuori da quella vita che immette in Dio per sempre. Obbedisci a Gesù che ti dice: «Vieni e seguimi» ed entrerai sempre più nella vita vera.