Domenica – 4° di Quaresima

12802890_10153985246109375_4476811286587912249_nVangelo Lc 15, 1-3.11-32
Allora egli disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane… Il figlio maggiore…ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto, ed è stato ritrovato”.
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Il cuore dell’uomo è veramente misterioso. Dio è obbligato a “fare propaganda” del suo infinito amore gratuito, che vuole perdonare tutti i debito, e ridare dignità divina a chi l’ha perduta. Il mistero si infittisce, dal momento che l’uomo si ostina a non accettare la sua proposta. Spesso abbiamo vissuto l’esperienza del figlio minore della parabola evangelica. Per gustare un attimo di ebbrezza e provare una falsa sensazione di libertà, abbiamo preferito abbandonare la casa paterna e rifugiarci nel peccato. Poi, nauseati della nostra scelta, abbiamo pensato con nostalgia a Dio, anche se nutrivamo timore del suo giusto e comprensibile risentimento. Invece, abbiamo trovato solamente un padre a braccia spalancate e pronto a fare festa per il nostro ritorno. Considerato l’esito positivo dell’avventura, non facciamo fatica a riconoscerci nella figura del figlio prodigo. Dobbiamo avere il coraggio e la lealtà di rispecchiarci anche in quella del figlio maggiore. Pur peccatori, rimproveriamo a Dio la facilità con cui perdona gli “altri”; lamentiamo il ritardo con cui fa giustizia dei malvagi… In tal modo roviniamo, almeno in parte, la festa a Dio; e la roviniamo anche a noi stessi, dal momento che saremo festeggiati, in proporzione di come siamo disposti a festeggiare gli altri peccatori pentiti.